Standard & Poor’s si accanisce ancora una volta contro il sistema bancario italiano. In seguito al downgrade del rating sovrano - abbassato da «A» a «BBB+» il 13 gennaio scorso - la stessa azione è stata compiuta nei confronti di 34 istituti del nostro Paese. Scendono di due gradini, come l’Italia, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mediobanca passando da “A“ a «BBB+», mentre il taglio è di un solo notch per Ubi Banca (da «A-» a «BBB+») e Mps (da «BBB+» a «BBB»). Suona l’allarme, invece, per il Banco Popolare, che scende sì di un gradino ma - passando da «BBB» a «BBB-» - si ritrova con l’ultima valutazione utile prima di perdere l’investment grade. Su tutti i rating l’outlook è negativo, perciò sul quarto gruppo bancario del Paese pende la spada di Damocle del giudizio tutto politico di S&P.
Indipendentemente dal giudizio dell’Eba sui piani di ristrutturazione presentati dalle banche, l’agenzia di rating ha già stabilito che «nei prossimi anni gli istituti avranno una debole redditività e che il ritorno sui prodotti bancari core, ponderato per rischio, potrebbe non essere sufficiente a far fronte al costo del capitale». Perché, sentenziano gli analisti, «la vulnerabilità dell’Italia a rischi finanziari esterni si è accresciuta producendo una significativa riduzione della capacità delle banche di finanziarsi sul mercato wholesale».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.