Perugia - Spaccino non parla, ma già lunedì potrebbero parlare gli esami scientifici del Ris su sangue, peli e pelle ritrovati sulla scena del delitto. E forse anche l’uomo che per la Procura di Perugia è un uxoricida potrebbe presto dire la sua verità ai magistrati. Per ora lui «è tutto fuorché tranquillo». Il commento dell’'avvocato Luca Gentili è lapidario, ma eloquente: l’isolamento nel carcere perugino di Capanne sta mettendo a dura prova Roberto Spaccino, arrestato martedì scorso per l’omicidio della moglie, Barbara Cicioni. Ieri l’uomo per la prima volta ha lasciato la sua cella per incontrarsi con il gip Marina De Robertis e con il pm Antonella Duchini, e per la prima volta ha anche rivisto i suoi difensori, Gentili e Michele Titoli, da cui era stato diviso in caserma a Marsciano al momento dell’arresto.
L’interrogatorio di garanzia, infatti, ha interrotto il divieto di colloquio di Spaccino con i legali, previsto dall’ordinanza di custodia cautelare. Ma il confronto è stato brevissimo, l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, e dopo aver conversato per pochi secondi con i suoi avvocati, il 36enne di Compignano è rientrato in cella. È rimasto solo per il resto della giornata: Gentili e Titoli, infatti, si sono trattenuti solo per un rapido colloquio con il pubblico ministero («una conversazione serena», hanno spiegato al termine) prima di lasciare l’istituto penitenziario. Nessuna visita al loro assistito, nessun confronto con Spaccino per cominciare a studiare insieme una strategia difensiva. Un comportamento apparso anomalo, considerato che proprio i due difensori avevano sottolineato, nei giorni scorsi, come la decisione di restare in silenzio nel corso dell’interrogatorio di ieri era praticamente una scelta imposta, di fronte all’impossibilità di parlare con il marito di Barbara. Ieri hanno annunciato che il silenzio di Spaccino è destinato a interrompersi presto. Quanto all’isolamento «volontario» dei legali da Roberto, è dovuto solo a una «valutazione di opportunità», spiegano i due. «Abbiamo rimandato tutto alla settimana prossima», osserva Gentili: «Lui è indecifrabile, certo è naturalmente provato, non è sereno, ma ho spiegato anche a lui di aspettare, di stare tranquillo per quello che può, e poi valuteremo che linea difensiva adottare».
Alla base della tattica attendista, forse, c’è anche una scadenza molto ravvicinata. Quella che potrebbe fornire i primi riscontri scientifici alla ricostruzione degli inquirenti: gli esiti degli esami che i carabinieri del Ris cominceranno lunedì a Roma. L’attenzione è dunque tutta su quei reperti: i frammenti di pelle e i peli ritrovati sotto le unghie di Barbara, le piccole tracce ematiche sullo sportello del furgone della coppia, la compatibilità del dna di Viola, la bimba mai nata, con quello del padre.
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