Nove medaglie, qualche pianto e una dedica a Moratti. Il fioretto rosa per una volta è nero di delusione. Mondiali chiusi, mugugni in bacheca con le medaglie. Anche se la scherma italiana porta a casa un gruzzolo migliore rispetto a quello del mondiale 2006 a Torino (sette podi). Alfredo Rota vince largento con i suoi pirati della spada, gente abituata a grandi successi e a collane di svarioni. Ai Giochi di Sydney 2000 furono quattro uomini doro, ma è anche vero che la squadra della sciabola non toccava medaglia mondiale dal 1997: allora fu bronzo (nel 93 oro). Stavolta Matteo Tagliarol, Diego Confalonieri, Stefano Carozzo e Alfredo Rota hanno perso in finale con la Francia (45-38) ed hanno chiuso largento nello scrigno dei preziosi conquistati dallItalia nostra della scherma.
Eppoi, siccome al cuore non si comanda, Rota, milanesone di lungo corso (32 anni), non si è negato al piacere di sventolare laltro vessillo che gli piace tanto: è salito sul podio con la tuta azzurra e la spilla «Io sono interista», a far bella mostra di sé. Magari rischierà la multa, ma quella potrebbe pagargliela Moratti al quale Rota ha dedicato il successo: come interista. E non solo. Il nostro spadista si allena vicino agli uffici della Saras del presidente nerazzurro. Lo ha raccontato senza dimenticare il particolare che conta. «Sono tifosissimo e ogni tanto Moratti mi invita a prendere il caffè. Ora gli dedico la medaglia: quando sono stato infortunato, il presidente ha voluto che mi prendesse in cura lo staff nerazzurro con il dottor Combi. Mi ha fatto sentire come un giocatore dellInter». Ad eccezione della parte economica. Povero lui, sarebbe stato il regalo migliore. Ma tanto basta e gli spadisti hanno qualcosa di nerazzurro con i loro alti e bassi. Vero, ha sintetizzato Rota. «Siamo come i nerazzurri, abbonati alle sofferenze».
Stavolta la sofferenza è toccata ad altri: la scherma dItalia porta a casa il gruzzoletto che fa bellaspetto in attesa di Pechino. Una buona notizia su tutte: è tornato Aldo Montano, voglioso e vincente, se non ancora ragazzo doro. E con lui non perde colpi il clan degli sciabolatori. Donne e uomini (quelli del fioretto dovranno resettarsi alla svelta) raccolgono qualche fiore, il dream team delle ragazze del fioretto ci lascia il «dream», ma non il team. Tre medaglie su tre nella gara individuale e ieri il flop che non taspetti (oro alla Polonia). Vezzali, Granbassi, Trillini e Salvatori sono svanite nei quarti, ricacciate nelleterno tormento dalle giapponesi dopo il supplementare (17-16). Ha tradito la Vezzali nella disperazione dellultimo assalto, sono state lacrime per Ilaria Salvatori, lunica senza medaglia a San Pietroburgo.
Solito bizzoso dream team: nelle ultime sette edizioni non è salito sul podio per quattro volte, due volte ha preso loro (2001 e 2004) e largento lanno scorso a Torino. Sono grandi, non sempre squadra. Sono squadra, ma talvolta tornano umane. Ed ora dovranno sudare,in quanto squadra, per conquistarsi la qualificazione a Pechino. Non andarci sarebbe una beffa.
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