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Spagna, Zapatero perde la guerra delle spiagge

MadridLunga vita ai chiringuitos! I famosi chioschi colorati che popolano le coste della Spagna per ristorare i bagnanti di ogni età hanno avuto salva la vita. Almeno fino all'anno prossimo. Il governo socialista, che gli aveva dichiarato guerra nei mesi scorsi brandendo con fermezza la legge costiera del 1989, ha dovuto arretrare di fronte alla determinazione dei proprietari dei variopinti locali da spiaggia - ormai parte integrante della potente cultura da bar della Spagna - e di fronte al clamore popolare e politico, che la guerra dei chiringuitos ha suscitato.
Secondo il quotidiano Abc, i proprietari dei locali marittimi - i chiringuiteros - hanno combattuto la loro peculiare battaglia per la vita con la tenacia di Leonida e i suoi 300 uomini alle Termopili, strappando al ministero dell'Ambiente, quella che sembra una vera e propria resa. Il ministero minacciava infatti di abbattere o spostare molte delle costruzioni che si trovano all'interno del «dominio pubblico marino-terrestre» (la spiaggia, ndr) e che potevano «dare fastidio ai bagnanti»; quelle che superavano i 150 metri quadrati imposti dalla legge o che non rispettavano la distanza di almeno 200 metri tra loro. In pratica il ministero si riproponeva di applicare, dopo 20 anni, la legge costiera col pugno di ferro.
Il clamore della guerra al chiringuito è stata forte soprattutto in Andalusia, regione che attrae gran parte del turismo estivo in Spagna e che, secondo quanto ha detto al Giornale il presidente della Federazione andalusa degli imprenditori di spiaggia Norberto del Castillo, ospita almeno 2.000 di questi piccoli locali che danno lavoro a 40mila persone ogni stagione. L'indotto - che per Castillo supera i 500 milioni a stagione solo in regione - deve aver fatto pensare il governo, alle prese con la crisi e un turismo che nei primi cinque mesi del 2009 è calato del 12%.
Lo scorso venerdì infatti, il direttore generale dell'ente Coste Juan Carlos Fragueiro, dipendente dal ministero dell'Ambiente, è andato a Malaga per assicurare che, per quest'estate, i chiringuitos rimarranno sulla spiaggia (ufficialmente sempre e solo quando sia possibile), e che il governo rivedrà tutte le pratiche per infrazione aperte contro i piccoli stabilimenti. Se non fosse abbastanza, Fragueiro ha assicurato che dal gennaio 2010 le competenze sui permessi delle baracchine spagnole passeranno alla regione Andalusia, che sarà sicuramente più accondiscendente.
La notizia sembra una vittoria netta per i proprietari dei piccoli locali di spiaggia, preoccupati che i loro clienti non potessero più gustare le famose sardine allo spiedo con i piedi ben saldi sulla sabbia. «Solo 3 o 4 chiringuitos potrebbero essere spostati, e comunque a partire da settembre» racconta Castillo, contento che si sia fatta giustizia. «Il governo si voleva prendere il merito di liberare spazio pubblico sulla spiaggia, ma i chiringuitos - si difende Castillo - occupano spazio pubblico per dare un servizio pubblico».
Il presidente assicura che a sostenere la battaglia per la sopravvivenza delle baracchine estive, ormai famose anche in Italia da Milano alla Puglia, c'era tutta la società spagnola, dai politici agli ambientalisti.

Il leader dell'opposizione Mariano Rajoy aveva infatti giurato che avrebbe «battagliato» per mantenere nelle spiagge quegli stabilimenti che «danno molta allegria alla gente».

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