Napoli - Gli ha dato la caccia per mezz'ora e quando lo ha trovato, non ha esitato ad aprire il fuoco. Alessandro Riccardi, 32 anni, operaio incensurato, la notte di venerdi, forse, voleva dare «solo» una lezione ad un polacco, con il quale aveva avuto un diverbio nel bar del paese. Invece, i due proiettili esplosi, hanno ucciso una bambina, la figlia dell'odiato rivale che avrebbe compiuto 6 anni il prossimo 10 giugno.
Questo dramma della follia umana è avvenuto la notte tra venerdì e sabato, a San Paolo Belsito, nel Nolano (Napoli), un paesino di meno di quattromila abitanti.
Il presunto assassino della piccola Karolina, Alessandro Riccardi, 32 anni, ormai braccato si è costituito quattro ore più tardi dai carabinieri.
Tutto è iniziato all'interno di un bar situato nella piazza del paese: due polacchi e due italiani, tra i quali Riccardi, si scontrano duramente per accaparrarsi qualche centimetro di spazio in più, sul bancone del locale, dove le birre scivolavano a volontà. Quei centimetri «rubati», fanno divampare una rissa, al termine della quale, Riccardi, avrebbe avuto la peggio.
Il gruppetto di contendenti si divide, ognuno va per la propria strada, sembra che la tensione stia svanendo, invece no. L'operaio non ci sta e medita l'immediata vendetta. Si arma di una micidiale pistola calibro 9 di fabbricazione cecoslovacca e, con il motorino, raggiunge la salita Santarelli, dove risiede una tranquilla comunità di polacchi, tra questi anche uno dei due uomini con i quali aveva litigato: Jan Zdziarswa, 26 anni, operaio, padre di 3 bambini.
Riccardi trova aperta la porta d'ingresso del basso dove vive lo straniero. C'è confusione sull'uscio, c'è Jan, ci sono altre persone, ma l'italiano non esita a sparare. Preme due volte il grilletto, poi fugge in moto.
In casa di Zdziarswa esplode il dramma. Jan esce con la piccola Karolina adagiata sulle braccia. La bimba ha un forellino rosso sotto lo zigomo e un altro dietro la nuca: il proiettile calibro 9 ha percorso in un lampo il suo breve tragitto, da una parte all'altra della testa. Un altro colpo, invece, la colpisce al braccio. Karolina quando arriva in ospedale è già senza vita. Composta, dilaga la disperazione dei polacchi.
I carabinieri di San Paolo Belsito e di Nola, nel giro di un paio d'ore, ricostruiscono l'intera vicenda e risalgono al presunto autore dell'omicidio. Riccardi è un uomo disperato, braccato dai carabinieri di Nola. Capisce che la sua fuga è senza speranza. Il primo a invitarlo a costituirsi era stato un maresciallo, il comandante della stazione dei carabinieri di San Paolo Belsito. Che aveva iniziato a chiamare innanzitutto i conoscenti di Riccardi, dicendo loro che la fuga non aveva alcuna possibilità: nel giro di poche ore l’uomo sarebbe stato bloccato. Così l’assassino richiama, dà appuntamento ai militari quando l'alba è ormai vicina e si consegna in una zona di campagna, non molto distante dal luogo dove ha ucciso Karolina. Con lui c’è anche una donna, è un’avvocatessa, Letizia Nappi, Poi, l’operaio indica anche il luogo dove ha buttato via la pistola.
In caserma, tra le lacrime Riccardi confessa, ma sulla dinamica dell'accaduto, dalla rissa nel bar, al raid alla Salita Santarelli, fornisce ai militari una versione definita dagli inquirenti poco credibile, comunque adesso sottoposta a verifiche investigative. In sostanza, il presunto assassino avrebbe riferito di avere sparato senza l'intenzione di voler uccidere, mirando verso il basso. Inoltre, avrebbe aggiunto di non avere visto Karolina sull'uscio di casa, mentre il papà della piccola vittima avrebbe riferito agli inquirenti di avere avuto la figlioletta in braccio, al momento dell'aggressione. Dettagli, solo dettagli, dinanzi a tanto orrore. Davanti all'uscio dell'abitazione di Zdziarswa, qualcuno accende quattro lumini e al centro depone un mazzo di rose bianche. Jan piange la sua bambina.
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