«Sparamulte», il Comune ci ripensa

Omar Sherif H. Rida

Dopo quelle dei «vigilini» (i famosi ausiliari Trambus ed ex Sita), degli «operatori comunali della mobilità» e delle «guardie verdi» (i dipendenti dell’Ama e Nucleo Decoro Urbano), Roma si prepara anche all’invasione degli «Opcops». Questa la sigla dell’ennesimo ultracorpo (o più semplicemente dell’ennesimo corpo) proveniente dal pianeta Comune: «Servizio degli Operatori di Protezione Civile Organi di Polizia Stradale». Un’interminabile dicitura con cui si attribuiscono compiti di polizia stradale agli operatori della Protezione civile, così come indica il regolamento stilato dall’ufficio comunale extradipartimentale della Protezione civile diretto da Patrizia Cologgi, e che dovrebbe tramutarsi prossimamente in una delibera di Giunta.
Nuovi «sparamulte» in arrivo quindi? Su questo punto le opinioni delle organizzazioni sindacali di categoria divergono. Molto critico l’Ospol, che ieri con una nota infuocata ha lanciato l’allarme circa «il mini-golpe istituzionale che il Comune e il sindaco Veltroni si apprestano a compiere attraverso un conferimento di funzioni di polizia giudiziaria, che spetta esclusivamente allo Stato ed alla legislazione nazionale, e non certo da una delibera di Giunta o del Consiglio comunale». «Una delibera che sarebbe illegittima - precisa il presidente dell’Ospol, Luigi Marucci - e che siamo pronti ad impugnare davanti al Tar, così come fatto per quelle sugli Ocm e le “Guardie Verdi”: si tratta dell’ennesima mortificazione dell’identità e delle funzioni della polizia municipale, sempre più minacciata da una privatizzazione selvaggia e irresponsabile».
Eppure dal tavolo tecnico sul regolamento di giovedì scorso (cui hanno partecipato le sei sigle sindacali e la stessa Cologgi) erano emersi sviluppi positivi, come conferma il segretario romano del Sulpm, Alessandro Marchetti: «La nostra protesta del 18 luglio ha ottenuto il dietro-front dell’Amministrazione che nel corso della riunione ha condiviso tutte le nostre posizioni». Durante l’incontro, come spiegano anche dalla Cisl, sono stati modificati profondamente i primi sei punti della stesura originaria del regolamento, rivoluzionandolo di fatto.
«Gli operatori della Protezione civile - continua Marchetti - dovranno essere solo dipendenti del Comune di Roma e non di aziende private, avranno la qualifica di polizia stradale legata esclusivamente agli interventi di emergenza ed urgenza derivanti dai loro compiti di protezione civile e comunque limitatamente all’arrivo della Polizia Municipale, che assumerebbe poi il coordinamento operativo della viabilità». Tradotto, significa che gli uomini della Protezione civile avranno i poteri dei vigili urbani solo nei cosidetti «casi di emergenza civile» (incendi, calamità naturali, ecc) e fino all’arrivo della polizia municipale: esclusivamente in quei frangenti potranno applicare sanzioni, dirigere il traffico ed esercitare gli altri poteri di polizia stradale. Nessun corpo parallelo quindi, nessun nuovo «sparamulte». Sarebbe stato soppresso inoltre l’obbligo di indossare una divisa diversa dagli altri operatori (così come si legge nell’articolo 16 della versione originaria).
Un accordo su cui Marucci esprime tutte le sue perplessità: «Mi rimane difficile capire come si possano concedere questi poteri in modo intermittente, oltre che illegittimo».

Lunedì infine secondo tavolo tecnico per l’esame dei restanti 13 articoli. Dopo la parola passerà alla giunta: sarà quello, probabilmente, il momento in cui si avrà la certezza di aver definitivamente sventato la temuta invasione degli «Opcops».

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