È il caso di dire che Antonio Bassolino non conosce la vergogna. E con lui quanti, intervistandolo, gli lasciano dire che sulla tragedia dei rifiuti che stanno soffocando Napoli e la Campania lui non ha alcuna responsabilità. Anzi, la responsabilità è tutta dellopposizione, dei sindaci e dei parlamentari di ogni schieramento. Ma di cosa parla? Bassolino è diventato sindaco di Napoli nel 1993. In quellepoca non cera alcuna emergenza, neanche allo stadio iniziale. Il tema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani solo allora stava iniziando a porre a tutti i comuni dItalia nuove sfide e nuovi orizzonti.
In quattordici anni quel tema per Napoli e la Campania è diventato un disastro ambientale, molto più grave di Cernobil e di ogni altro fenomeno di inquinamento avvenuto in terra dAfrica. Il tutto nel silenzio complice di un ministro dellAmbiente come Pecoraro Scanio la cui inadeguatezza è unaggravante drammatica. E nel disastro ambientale sono cresciuti la malavita e il peggiore clientelismo di massa.
In tutti gli anni Novanta Bassolino ha avuto un potere politico che andava ben oltre il potere amministrativo di un sindaco. Era per la stampa facilona ed afflitta da servo encomio luomo del rinascimento napoletano. Un fenomeno virtuale mai esistito se non nella «patinata» pedonalizzazione di piazza del Plebiscito nella quale Bassolino chiamava tutti per feste di piazza con musica, balli e canti secondo le migliori tradizioni borboniche (i Borboni comunque fecero qualcosa per Napoli). Per chi non lo ricordasse Bassolino nel 98 oltre ad essere «il sindaco che tutta Italia ci invidiava» divenne anche ministro del Lavoro nel governo DAlema. La sua parola era quasi un ordine. Per il Comune, per la Regione, per i sindacati, per la borghesia professionale, per una parte del mondo culturale napoletano (quella migliore taceva inorridita) e finanche per uno sparuto gruppetto di procuratori della Repubblica. Nel 2000 senza chiedere lassenso ai suoi alleati di governo si prese letteralmente la candidatura a presidente della Regione. Una volta eletto fu depositario di poteri straordinari per molti settori tra cui, innanzitutto, lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Da presidente della giunta regionale continuava a governare anche il Comune di Napoli attraverso Rosetta Iervolino da lui stesso imposta come sindaco ad una Margherita riottosa, balbettante e sempre più impotente. Ecco luomo senza responsabilità. Quando nel 1973 giunse a Napoli portato da un turista il vibrione del colera, il Corriere della Sera fece una campagna di stampa in prima pagina contro Antonio Gava, allepoca uomo forte della Dc e della politica napoletana. Fu unesagerazione, anche se sulle spalle della politica è giusto sempre porre lonere del bene e del male di una comunità, anche al di fuori della contingenza come quella, per lappunto, dello sbarco «del vibrione del colera». Leggete i grandi quotidiani di queste settimane. Quando proprio non ce la fanno a non citare Bassolino per il disastro delle tonnellate di spazzatura lasciate nelle strade di Napoli e della sua provincia, lannegano nel mare di altre presunte responsabilità. Spiace dirlo, ma anche questa è una complicità che grida vendetta. Per ben due volte, negli ultimi sei mesi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha parlato in maniera angosciata dei giorni più bui di Napoli e ha gettato lallarme per un disastro ormai non più sostenibile. Per ben due volte il governo è intervenuto prima commissariando la Regione con una task-force a Palazzo Chigi per la sicurezza e lo sviluppo, e poi mandando il capo della Protezione civile Bertolaso in Campania con la forza di un decreto legge, mentre Bassolino sembra occupato innanzitutto a collezionare quadri di opere darte moderna.
Cosaltro mai deve accadere perché senta il dovere di dimettersi liberando, così, il campo da tragiche incapacità e da oggettive terribili collusioni? Ed invece arriva il premio di Fassino che lo nomina nel Comitato esecutivo del nuovo Partito democratico.
Geronimo
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