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SPECIALE SULLA CRISI Contri: "Chi si uccide uccide tutta la società"

Per Giacomo Contri, psicoanalista e fondatore della Società Amici del Pensiero Sigmund Freud l'unica soluzione contro la crisi è opporsi alla logica vittimista che ci vuole schiavi della crisi stessa GUARDA IL VIDEO

SPECIALE SULLA CRISI Contri: "Chi si uccide uccide tutta la società"

E' stata una chiacchierata lunga quella con Giacomo Contri, psicoanalista e fondatore della Società Amici del Pensiero Sigmund Freud. Le sue parole, il profumo dell'incenso e del legno dei mobili del suo studio ci hanno letteralmente rapito: ne è nata un'intervista di oltre un'ora da cui abbiamo tratto questi pochi minuti in cui lo psichiatra spiega cosa è per lui la crisi e illustra una possibile via per uscirne.

Una premessa: rispetto ai video, brevi e ad effetto, a cui sono abituati gli internauti, questo è un poco più lungo. Sei minuti di una lucidità e intensità rare, che non abbiamo voluto ridurre ulteriormente per non perdere il pensiero e la forza che li caratterizzano.

Contri parla di crisi come di uno stato mentale depressivo, legato non solo agli andamenti del mercato ma anche al clima sociale che ognuno di noi contribuisce a creare: se l'unico argomento di conversazione con i nostri amici è la crisi, se leggiamo libri deprimenti, se guardiamo film deprimenti, ci convinceremo di essere depressi e lo diventeremo veramente.

Così inizia la crisi: personale, sociale ed economica. Rispetto a questo stato depressivo per alcuni l'unica ed estrema azione è il suicidio. Chi sceglie questa via per Contri tutto è tranne che una vittima in quanto compie un vero e proprio atto bellico. Il suicida è un omicida sulla propria persona: “sparando a me, sparo a te”, pensa.

Unica soluzione per scampare alla crisi è l'impresa, che Contri definisce come il Bene. Solo chi continua a intraprendere può uscire dalla depressione, e, guarda caso, chi continua a intraprendere non si uccide.

Forte atto d'accusa contro chi uccide l'impresa, quella di Contri è anche un atto d'accusa contro i media che, accogliendo il lamento dei soliti disperati, tra il piangente e l'urlato, altro non fanno che alimentare questo clima depresso.

E' questo un atteggiamento diseconomico, nel senso che non genera alcun valore, perfettamente in linea con quello a cui stiamo assistendo: il primato della finanza rispetto a quello dell'economia e della politica, intesa come gestione della “cosa pubblica”.

E della finanza Contri diffida: vi sente una “forte puzza di misticismo”, laddove essa diventa una sfera superiore, interdetta ai non addetti ai lavori, veri e propri sacerdoti di una nuova religione che sconfina nel fatalismo.

E cosa è il fatalismo se non la

negazione dell'intrapresa personale: il fatalista si lascia trasportare dagli eventi, dalle circostanze, rispetto alle quali decide di rimanere passivo,inerte e inerme, rinunciando a qualsiasi azione e quindi alla vita stessa.

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