Cultura e Spettacoli

"A 60 anni mi ritiro Ma prima vorrei diventare una Iena"

Il presentatore domina gli ascolti tv con "Italia's Got Talent" e "Io canto": "Con De Filippi e Zerbi siamo noi stessi"

"A 60 anni mi ritiro Ma prima vorrei diventare una Iena"

Amletico dilemma. Restare uguali a sé stessi o invece rinnovarsi? Posto a Gerry Scotti, il dubbio si scioglie facilmente. «Rinnovarsi rimanendo sé stessi». Il che è esattamente quanto, dopo trent'anni di carriera, 76 fra programmi e fiction (tutti Mediaset), il nuovo successo di Italia's Got Talent e Io canto, ripartiti alla grande, e un ipotizzato ritiro dalle scene (previsto a 60 anni: fra quattro stagioni) continua a fare l'inossidabile «zio» Gerry.
Trent'anni di carriera. Li ha festeggiati?
«No. Anche perché ce ne siamo accorti solo io e lei. Il classico orologio con dietro scritto “grazie” non è arrivato. Vabbè: non è più tempo di bandiere. Ormai, a meritare l'onore della maglia, è rimasto solo Totti».
Dispiaciuto che in Mediaset nessuno abbia ricordato la fausta ricorrenza?
«No. Dico solo che è più facile ricordarsi delle ricorrenze altrui che delle proprie».
L'esempio migliore di come lei, in trent'anni, abbia saputo trasformarsi rimanendo sempre uguale, è il suo passaggio da La Corrida a Italia's Got Talent.
«È vero. Praticamente lo stesso programma, ma con due linguaggi opposti. Da una parte la sagra popolare, con lo scemo del paese e il “vieni avanti e facce ride”. Dall'altra lo spettacolo moderno e veloce: così veloce che in appena mezz'ora una novità ha finito d'essere una novità. Basti dire che in tre ore di Corrida presentavamo 10 concorrenti. Mentre in tre di Italia's Got Talent ne vediamo almeno quarantacinque».
E in entrambi sempre lei, sempre uguale a sé stesso. Dica la verità: in questo «gioco delle parti» - Scotti il buono, Zerbi il cattivo, De Filippi la super partes - non ha mai la tentazione di scombinare un po' le carte?
«Ammetto che, dopo quattro edizioni, siamo un po' ai clichè. Sì: talvolta Rudy Zerbi fa Rudy Zerbi e io faccio Gerry Scotti... Ma è ciò che il pubblico si aspetta. E garantisco che non c'è copione: siamo comunque e sempre noi stessi».
Lei è rimasto ostinatamente sé stesso anche dopo le accuse a Io Canto di sfruttare i minori in tv.
«Ma certo. Anche perché, ormai, i piccoli sono sempre più protagonisti, in tutti i campi. A 14 anni vincono le Olimpiadi, a 18 alzano la Coppa del Mondo, a 21 guidano la Formula Uno. E se vuoi far parte del mondo dello spettacolo devi entrarci il prima possibile. Altrimenti sei fuori dal gioco».
Ma sia sincero: se un suo figlio di sei, otto anni le chiedesse di partecipare a Io canto, lei che farebbe?
«Sono sincero. All'inizio avrei qualche perplessità. Ma poi, vedendo in tv Gerry Scotti, ce lo manderei».
A metà estate si parlava di lei come nuovo, possibile conduttore di Miss Italia: anche questo un cambiamento?
«Un cambiamento che nessuno m'ha mai chiesto. Per fortuna. Sarebbe stata una gatta che non avrei avuto nessuna voglia di pelare. Io questa demonizzazione di Miss Italia da parte degli intellettuali proprio non la capisco. La dignità della donna è messa in pericolo da ben altro. Per questo la candidatura di un intellettuale come Sergio Castellitto mi ha stupito. Sarebbe come passare dalla sagra dell'uva di Miradolo Terme al Festival di Bertolt Brecht. Forse ci vorrebbe qualche passaggio intermedio».
Fra i suoi desideri segreti c'è Le Iene. Un Gerry Scotti cattivo: questo sì, che sarebbe un cambiamento!
«Fra le sfaccettature del mio carattere ce n'è uno poco noto. L'irriverenza. In radio lo praticavo, in tv è rimasto celato. Io sono perbene, non perbenista. Così penso che si possa essere come Piero Chiambretti; che è irriverente ma certamente anche perbene. Così Gerry Scotti alle Iene sarebbe un'operazione alla Quentin Tarantino. Divertente, senza contraddire il personaggio».
Il cambiamento più radicale, però, potrebbe avvenire fra quattro anni. Quanto lei ne compirà 60 e - secondo le sue stesse dichiarazioni - potrebbe anche ritirarsi dalla tv.
«Dichiarazioni che confermo. Facciamo due conti. Ho iniziato a 26 anni, lavoro da 30, i soldi li ho guadagnati, le mie soddisfazioni me le sono tolte. Certo: potrei fare smettere di fare il conduttore a 60, ma fare qualunque altra cosa fino ad 80.

Quel che conta è che, visto che sono stati gli altri a decidere quando farmi cominciare questo mestiere, sia io a decidere io quando smettere».

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