Tutto poi parte da lì, dalla gavetta. Nel 2001 i Modà suonavano a Vicenza di fronte a non più di 4 persone e nel 2005 (anno dell'eliminazione dal Festival di Sanremo) alla Cascina Monluè nei pressi di Milano si sono esibiti davanti a ben 20 non tutti attentissimi. «Momenti difficili ma pieni di sogni», ricorda il cantante Kekko Silvestre. Domani lui e la sua band riempiranno lo stadio di San Siro, a due passi dal tutto esaurito, dopo aver radunato 45 mila persone giusto qualche giorno fa allo Stadio Olimpico di Roma. Piaccia o no, quella dei Modà è una storia neorealista che fa storcere il naso solo a chi non riesce a rinunciare ai pregiudizi. «In effetti è una favola, quando vedo i filmini di quei concerti, provo molta tenerezza ma allo stesso tempo mi sento anche orgoglioso: da allora abbiamo fatto grandi cose». Elencarle è inutile, forse basta solo sottolineare che i loro due ultimi album Viva i romantici e Gioia, hanno venduto in totale un milione di copie, cifra che farebbe gola anche a tanti pesi massimi che sul mercato sono sempre più minimi. «Allora vogliamo - spiega lui - che il concerto trasmetta un grande senso di gioia». Gioia: parola sempre meno frequentata oggidì.
Sarà per questo, Kekko Silvestre, che il concerto inizia con una botta di energia come Dimmelo.
«Sì l'entusiasmo è il nostro stato d'animo e quello che vorremmo avesse anche il nostro pubblico. Non per nulla, subito dopo c'è un medley molto rock: se non mi verrà un infarto, ci divertiremo!».
Però ci vuole una spiegazione: come mai i Modà sono arrivati a San Siro?
«Il merito è nostro, è innegabile, perché non ci siamo mai persi d'animo nei momenti che avrebbero steso tanti altri».
Ma?
«Ma il merito è anche della nostra squadra. E difatti domani sul palco non saremo solo noi, ma idealmente ci saranno anche tutti coloro che in questi anni ci hanno aiutato a crescere, come Lorenzo Suraci, Ferdinando Salzano, Valentina Facchinetti e chiunque ci abbia visto come onesti e leali musicisti».
Qualcuno pensa che due date negli stadi siano solo un fuoco di paglia.
«Certo, un giorno ci auguriamo di poter fare un intero tour negli stadi come fanno tanti superbig alla Vasco Rossi. Lo sa che il mio primo concerto da spettatore è stato proprio a San Siro sotto il palco di Vasco Rossi? Mai avrei pensato che un giorno sarei stato sopra quello stesso palco».
Su Kekko Silvestre si dice di tutto, dal bene al meno bene. Si dia la definizione giusta.
«Sono come Rocky, non mi piace giocare con la tattica. Io do tutto sempre».
Difatti all'Olimpico non si è tirato indietro.
«Non faccio mai una pausa se non durante un assolo giusto per cambiarmi la maglietta. Ho sognato tutta la vita questo momento e me lo diveo godere. Anzi, dirò di più: a Roma è stato come fare un giro sulla giostra, una sorta di primo appuntamento. A San Siro si fa l'amore...».
Ci saranno pure gli ospiti.
«Francesco Renga in Arriverà, Bianca Atzei, Pau Dones degli Jarabe de Palo e anche i Tazenda, oltre ai Dear Jack che apriranno il concerto esattamente come all'Olimpico».
Beh non capita a tutti di far aprire i propri concerti negli stadi da una band che ha debuttato poche settimane prima.
«Il nostro non è un lavoro nel quale bisogna competere. Anzi, bisogna spalleggiarsi. Lo pensavo quando eravamo ai margini e nessuno ci considereva. Ora che possiamo, diamo ai giovanissimi le possibilità che noi non abbiamo avuto quando al massimo suovavamo nei pub».
E ora?
«A San Siro giriamo un dvd. E poi ci prepariamo ai concerti in Sudamerica e nell'Europa dell'Est di inizio 2015.
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