Anche in «The Favourite» il sesso non è più debole

Nell'opera di Lanthimos, Emma Stone diventa la lady più potente nella corte della regina Anne

Stenio Solinas

da Venezia

Accusato da oltre oceano di fare una Mostra maschilista, Alberto Barbera deve aver riso sotto i baffi che non ha pensando al botto politicamente scorretto, e in totale controtendenza rispetto al #metoo imperante, che avrebbe provocato la visione di The Favourite, di Yorgos Lanthimos, ieri in concorso e accolto con grandi applausi. Tre donne, rivali fra loro, in lotta per la supremazia e per l'amore, manipolatrici di tutto ciò che le circonda, con gli uomini ridotti a pure appendici, pupazzi imbellettati e, va da sé, imbelli. Tre psicologie al femminile esplorate in una gamma che va dalla perfidia alla capacità seduttiva, dalla rabbia alla gelosia e alla vendetta, e dove non si arretra dinanzi a nulla pur di ottenere ciò che si ritiene dovuto, il potere come risarcimento del vivere.

Lanthimos, cinematograficamente parlando, non è la «nostra tazza di tè», espressione inglese appropriata visto che The Favourite è ambientato nella Gran Bretagna del XVIII secolo, quando sul trono degli Stuart è la regina Anne. Qui però si è rivelato di mano felice, per nulla presuntuoso, come in L'uccisione del cervo sacro, per niente pretestuoso come in The Lobster. L'avere a che fare con una realtà storica precisa gli ha giovato quanto a stringatezza, evitandogli l'eccesso di metafore e di simbolismi.

La storia è presto detta. La regina Anne ha una favorita, lady Sarah Churchill, sua amica d'infanzia, poi sposata al duca di Marlborough, il più brillante generale inglese del suo tempo. Capace e volitiva, Sarah è anche un brillante cervello politico: al servizio della corona, delle glorie maritali, di se stessa. Un giorno a corte arriva Abigail Masham, cugina decaduta di Sarah (il padre ha fatto fallimento). Entrata dalla porta di servizio, Abigail arriverà a sostituire Sarah nel cuore (e nel letto) reale, provocandone l'esilio.

«Racconto un triumvirato di potere tutto al femminile» spiega il regista. «All'epoca poteva sembrare una cosa molto rara, ma ciò che a me interessava era scoprire la relazione con i tempi nostri. Comportamento umano, Società e Potere restano assai simili».

Costruito come una sorta di «farsa in camera da letto», tragedia comica e insieme storia d'amore, The Favourite ha il suo punto di forza nel fantastico terzetto di attrici chiamato a comporlo: Olivia Colman, Rachel Weisz e Emma Stone, rispettivamente la regina, la favorita, la spodestatrice. Come racconta la stessa Colman, «Anne è una sopravvissuta, 17 gravidanze finite male, una salute malferma, un fisico infelice. Si sente assediata, sa di essere manipolabile, ma al contempo è consapevole che la sovranità appartiene a lei». «Una sopravvissuta» però è anche Abigail, che infatti alla morte della sua protettrice tornerà nell'anonimato in cui era stata precipitata. La Stone ne fa un personaggio sempre in ascolto, sempre pronto ad imparare per meglio restare comunque a galla. La sua grandezza si esaurisce nel proprio e unico interesse. Rachel Weisz fa invece di Sarah Curchill un personaggio straordinario: «È una che ha tutto. È intellettualmente molto potente, sessualmente molto potente, fisicamente abbastanza potente. È una leader moderna, che anche nella disgrazia saprà mantenere la propria fierezza».

I

costumi di Sandy Powell, tre Oscar all'attivo (Shakespeare in love, The Young Victoria, The Aviator) fanno il resto, reinventando una corta bislacca dove Whigs e Tories si imparruccano e si ingaglioffiscono all'ombra del trono.

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