Un programma in tv, un libro fotografico e qualche polemica, ma quando arrivi sul set di Come mi vorrei, un loft in zona Navigli, t'imbatti in un bimbo che gattona. È Santiago, figlio di Belén Rodriguez e Stefano De Martino. «Registriamo tutti i giorni dalle 10 del mattino alle 11 di sera e diventa difficile vederlo - confida la show girl coprendosi le lunghe gambe con un plaid di fortuna - così lo porto sul set per non sentirmi in colpa. Oggi l'avevo lasciato a casa, ma Stefano mi ha fatto la sorpresa...». A giorni uscirà Bella Belén edito da Mondadori-Electa per festeggiare i suoi primi dieci anni in Italia. In tv, invece, tutti i pomeriggi dal 7 aprile su Italia Uno consiglierà le ragazze su come migliorare il loro aspetto.
Che consiglio darebbe a se stessa?
«Come mi vorrei è un programma di make over nel quale avvengono cambi radicali».
Non dovrebbero riguardarla.
«Grazie. Comunque, io non dovrei caricare troppo il trucco. Ma con il mio staff ci stiamo attenti tutti i giorni».
Si ritiene perfetta così?
«Sto bene con me stessa».
Il programma invece riguarda ragazze insoddisfatte.
«Alcune sono timide, altre vengono da qualche delusione amorosa. Noi suggeriamo dei cambiamenti attraverso un lavoro di tutorial. Regaliamo un nuovo guardaroba, ma lavoriamo anche sull'aspetto interiore, il più impegnativo. Ci sono dei professionisti, un mentalista, un esperto del portamento, che aiutano a far emergere il vero carattere, a sfogare la rabbia. Anch'io ho bisogno di certi consigli, tanto che lo staff del programma è il mio staff».
Anche lei ha il mentalista?
«Ho uno stylist, una truccatrice e una persona per le acconciature».
Che rapporto ha con la bellezza?
«Un bel rapporto. Sono nata dentro un corpo che mi piace, sono soddisfatta. A 17-18 anni invece mi trovavo difetti che probabilmente non avevo. Era un fatto dovuto al mondo delle modelle che spesso sono più insicure delle ragazze meno belle di loro. Ai casting e sui set fotografici trovi un'infinità di ragazze bellissime. Perciò entri in competizione e ti fai delle paranoie».
La bellezza è un dono o una conquista?
«Penso sia un dono iniziale che poi devi curare. Questo programma è pieno di ragazze belle che non sanno di esserlo o non sanno valorizzarsi. La palestra, la dieta...».
Pensa mai che sarebbe potuta nascere di aspetto diverso?
«Poche volte. Sono nata così. Sarebbe come credere nella reincarnazione...».
Però poteva andare diversamente.
«Avrei fatto un altro lavoro. Il carattere che ci siamo creati va a braccetto con il nostro aspetto».
Perché litiga spesso con le altre donne della tv?
«Ho bisticciato con una persona (Barbara d'Urso, ndr) perché mi sono sentita aggredita più di una volta. Le altre situazioni si creano perché qualcuno vuole catturare la luce dei media. Ma non me ne sento responsabile».
Lei deve molto alle riviste di gossip ma spesso si mostra insofferente.
«Chi vive nel mondo dello spettacolo sa che è un microcosmo surreale. Tutti i personaggi famosi finiscono sui giornali perché fanno vendere copie. Io mai ho chiesto a un paparazzo di venire al parco dov'ero con mio figlio».
La seguono loro...
«Sono sotto casa 300 giorni l'anno».
Vorrebbe una vita più normale?
«E non ci riesco. Così qualche volta sbrocco: se mostro il dito medio il servizio è assicurato. Ci sono pochi paparazzi educati. Una volta si nascondevano dietro gli alberi e non li vedevi, adesso ti rincorrono, ti si buttano addosso. Come fai a fare una passeggiata con tuo figlio? Amo il mio lavoro, ma è un lavoro normale. La non normalità è il circo che c'è intorno nel quale uno si sveglia e può dire ciò che vuole sul tuo conto. Sì, lotto per una vita normale».
Si sente una diva?
«Le dive sono finite con Sophia Loren. Una volta se la vedevi nel tuo locale non potevi fotografarla col telefonino. Una diva lo è perché è misteriosa, irraggiungibile. Con la tv in hd ti scrutano anche i pori della pelle».
Il libro fotografico non è cosa da diva?
«È stata un'idea della Mondadori che mi ha lusingato. Ci ho pensato su perché poteva sembrare arrogante. Poi ho capito che non era una biografia, ma un racconto. Una raccolta di scatti e servizi fotografici da quando avevo 17-18 anni».
A settembre avrà trent'anni: c'è qualcosa che vorrebbe aver fatto?
«In realtà, ho fatto tutto. Ho il marito che sognavo, è arrivato Santiago, ho una famiglia che sta bene, sono una donna di successo. Avrei potuto andare in America, ma avrei incasinato ancora di più la mia vita».
Per il cinema?
«Era una proposta musicale di Lionel Ritchie».
Come si vede tra dieci anni?
«Mi vedo una donna manager, con più figli. Speriamo sempre con lo stesso marito... Mi piacerebbe tantissimo invecchiare con lui».
Cosa pensa del Papa, già arcivescovo della sua città?
«Sono orgogliosa. A Buenos Aires non lo conoscevo, ma quando è stato eletto mi sono molto emozionata. Sono felice anche per un motivo egoistico: facendo questo mestiere senza conoscere bene la lingua temi che l'accento sia un ostacolo. Lui ha sdoganato la mia cantilena...».
Il suo punto d'arrivo?
«Sogno un film con Almodóvar. Nell'attesa, quest'estate mi allenerò con due registi italiani».
Fuori i nomi.
«Non posso proprio. Ma dovrei fare una commedia e un film drammatico».
Un desiderio finale.
«Vorrei vivere nella stessa città con i miei genitori, tutti insieme».
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