Cultura e Spettacoli

Le «armi» di Real Time Dalle coppie di nani ai matrimoni al buio

Ecco cosa è in arrivo sulla rete più furbetta della tv italiana. Che gioca tra il sociale e il voyeurismo

Le «armi» di Real Time Dalle coppie di nani ai matrimoni al buio

All'inizio sembravano un po' canali «alieni». E quando il telecomando ci cascava sopra si aveva un'impressione straniante. Un'invasione di tate, di malattie strane, di pazzoidi che aprono ristoranti... O di film spara spara. Però gli alieni, ovvero Discovery Italia si sono ritagliati un 5% dello share nazionale (che nel 2014 sta arrivando a sfiorare il 6%) e, con 12 canali distribuiti su diverse piattaforme, si sono solidamente attestati come terzo broadcaster nazionale. Un successo realizzato giocando di “sponda”, con programmi a basso budget o pescati da quel mare magnum che è Discovery “mondo” (210 Paesi, 147 networks). E la carica continua a partire da Real Time -l'ammiraglia dello sbarco in Italia, che ha magnetizzato un bel pezzo di pubblico femminile- come ci hanno spiegato Marinella Soldi, direttore generale di Discovery sud Europa, e Laura Carafoli, responsabile della programmazione di Discovery Italia. La linea resta quella tracciata sin qui: tra lo strambo, il “social” e il sociologico.

È appena approdato sugli schermi, tutte le domeniche alle 23, Il nostro piccolo grande amore. La serie (41 puntate) racconta la vita di una strana coppia, Bill Klein e Jennifer Arnold. Entrambi affetti da nanismo. Bill è un uomo d'affari che si occupa di forniture mediche; Jennifer una neonatologa. Vite normali che è importante guardare da un'altra prospettiva oppure una trasmissione con un certo voyeurismo da Wunderkammer? Il dibattito c'è stato anche negli Usa e lì si è ampiamente risolto sulla prima posizione. Il 13 giugno, arriverà anche Matrimoni al buio. Decisamente un salto in avanti rispetto ai già tanti programmi matrimoniali proposti dalla rete (si va dai grassi, grossi matrimoni gipsy, al Boss delle cerimonie). Si tratta di un “social experiment” prodotto in Norvegia dove la normativa matrimoniale è particolarmente light. Sei single “cronici” compiono un passo estremo: sposano un completo estraneo. Ma non a casaccio. Un gruppo di psicologi e antropologi compiono un processo di accoppiamento “scientifico”: a tavolino. Le cavie, dopo essersi incontrate all'altare, hanno sei settimane per decidere se restare assieme o divorziare. Sulla scia di Breaking Amish potrebbe arrivare anche una serie che racconta l'esperienza di sei novizie americane che prima di diventare suore si espongono alla vita mondana per vedere se sono pronte o no al grande passo. Non ci sono ancora date precise però l'impatto sarebbe un po' diverso, visto che tocca il cattolicesimo, dottrina in Italia un po' più diffusetta dell'anabatismo amish.

Altri programmi saranno invece meno dirompenti come My Cats From Hell (da luglio in poi), ovvero una serie su come gestire il proprio micio cattivo cattivo o Il pranzo di Mosè che partirà a settembre per allargare la già larghissima offerta a tema “bon ton per tutti”. La scrittrice Simonetta Agnello Hornby, siciliana naturalizzata britannica, apre le porte del siculo palazzo di famiglia, con l'aiuto della sorella Chiara. Siamo in zona tradizione & nobiltà & come essere siciliani ma con classe british. Idem per La Chef e la Boss che racconta le vicende di Viviana Varese, la chef, e Sandra Ciciriello, la boss alle prese con l'apertura del nuovo ristorante stellato Alice. Ma la novità vera è che ormai anche format tutti italiani come Il Boss delle cerimonie (feste nuziali partenopee a colpi cantanti neomelodici e sfarzo neoborbonico) vengono esportati all'estero. E ora Real Time inizia a pensare di girare anche da noi serie con temi “forti”. Hanno già preparato un documentario che ripropone il tema di Sepolti in casa ma a Milano. E poi arriverà anche una serie che Laura Carafoli descrive come: «Il tentativo di raccontare una sottocultura italiana che farà discutere moltissimo». Saperne di più per ora è impossibile. Ma questo sicuramente è un terreno scivoloso perché un conto è raccontare le strambe abitudini dei travellers inglesi, un altro mostrare matrimoni al campo rom o le comunità cinesi italiane.

E lì si vedrà se premia il taglio “docu” oppure se è meglio restare attovagliati ai matrimoni e godersi lo share.

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