
Dopo l'accordo di pace stipulato lo scorso lunedì in Egitto che dovrebbe garantire una tregua tra Israele ed Hamas, tra gli italiani prevale un ottimismo misto a cautela. È questa una sintesi dei principali risultati dell'analisi demoscopica condotta dall'Istituto Noto Sondaggi per Il Giornale. Le incognite sono molte e sebbene la maggioranza, il 51%, crede che il silenzio delle armi durerà a lungo, un ulteriore 28% è invece più scettico ed un altro 21% non riesce a stimare cosa potrà accadere in futuro. Una fiducia condizionata, quindi, in quanto gli italiani credono che sia sì iniziato un processo di pace, ma al contempo temono che sul lungo periodo possano riemergere le conflittualità che hanno caratterizzato storicamente le crisi tra i due popoli.
Se il futuro è quindi incerto, nel presente il 54% degli italiani riconosce al presidente americano Donald Trump il ruolo di artefice "dell'operazione pace", esprimendo un giudizio positivo, e tra questi anche una parte degli elettori dell'opposizione. In particolare è interessante notare i pareri favorevoli forniti dal 39% dei votanti M5S. Questa fiducia complessiva in relazione all'accordo forse riflette anche la convinzione che l'Occidente, cioè Europa ed USA, debba tornare a parlare con voce unica.
Ugualmente la presenza del presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla firma dell'intesa in Egitto ha prodotto reazioni positive per la metà degli italiani (49%) che, tra l'altro, ritengono che il governo abbia contribuito al risultato. In questo caso i pareri sono diversificati tra gli elettori dell'opposizione e di maggioranza. Tra questi i favorevoli arrivano al 92% tra i votanti FDI.
Quando lo sguardo si sposta sulla tenuta dell'accordo che è stato firmato dai "garanti", cioè Egitto, Qatar e Turchia, in assenza però degli attori principali (Israele e Hamas), il giudizio si fa più cupo. Il 63% teme che la mancata firma delle due parti in guerra possa rappresentare in futuro un alibi per riprendere le ostilità. È questa la conferma di un sentimento diffuso di scetticismo verso la stabilità del Medio Oriente: la pace, agli occhi degli italiani, appare provvisoria, garantita da potenze locali che nei confronti dei palestinesi potrebbero essere interessate più all'influenza politica che alla riconciliazione.
Anche su Hamas prevale il realismo. Il 57% è convinta che non deporrà le armi, mentre solo il 23% crede che accetterà di farlo. È il riflesso di una visione disincantata della politica internazionale. Tuttavia nell'immediato il 54% pensa che l'accordo migliorerà le condizioni di vita nella Striscia di Gaza, Insomma un primo obiettivo sembra essere raggiunto, al di là ovviamente della liberazione degli ostaggi, anche se le immagini di faide interne veicolate in questi giorni dalle tv possono alimentare un maggiore scetticismo.
Altra questione importante, anche se non rientrava nell'accordo siglato lunedi, è la nascita di uno Stato palestinese. Su questo tema gli italiani si dividono tra speranza e realismo. Se è vero che il 63% si dichiara favorevole alla nascita dello Stato di Palestina, al contempo solo il 28% crede che possa concretizzarsi entro due o tre anni. È la conferma di un'Italia empatica ma disillusa: favorevole alla soluzione dei due Stati, ma convinta che le dinamiche internazionali la rendano improbabile. Non solo. Anche se lo Stato dovesse nascere, il 54% pensa che "ci saranno sempre conflitti". Insomma lo Stato della Palestina potrebbe essere un argine ma non una certezza che poi le cose realmente cambieranno.
Questa sequenza di percentuali disegna l'identikit di un Paese che guarda oltre l'accordo di pace. Gli italiani non si lasciano sedurre dai titoli: valutano, ponderano, distinguono.
Riconoscono i meriti del governo, apprezzano gli sforzi diplomatici internazionali ma diffidano dei mediatori, auspicano una pace duratura pur sapendo che il conflitto non si è estinto semplicemente con l'accordo firmato a Sharm el-Sheikh che è considerato più come l'inizio di un processo di pace che non come la certificazione della fine delle ostilità.