ArteFiera ha 40 anni e strizza l'occhio agli under quaranta

Alla ricerca dei nuovi Cattelan e Vezzoli ogni galleria presenta un emergente Inaugurazione con omaggio a David Bowie

Luca Beatriceda BolognaQuando, nel 1976, nacque a Bologna ArteFiera, il mondo dell'arte era molto diverso da quello di oggi. Il mercato era poco sviluppato e pressoché limitato al moderno; le correnti di neoavanguardia rifuggivano le contrattazioni e si limitavano a un'attività quasi clandestina. Nessuno si preoccupava dei giovani artisti e le presenze internazionali si fermavano al confronto tra il nostro Paese, l'Europa e gli Stati Uniti. Il resto del mondo poco si conosceva, mentre dominava la teoria del Genius Loci, esplosa poi negli anni '80.Oggi ci si accorge che l'Italia ospita tante fiere d'arte quanti aeroporti. Alcune di ottima qualità, altre succedanee, altre inutili: segno che nonostante la crisi il settore tiene e a volte va persino in controtendenza. Certo, rispetto a quarant'anni fa il meccanismo organizzativo si è completamente modificato e la fiera somiglia sempre più a una fucina di eventi, a un divertimentificio culturale, per cui è stato necessario affiancare a manager e galleristi la figura del curatore, spesso con esperienza museale, in grado di aggiungere al mero sistema delle contrattazioni un certo appeal fatto di mostre parallele, incontri, convegni, premi, notti bianche e appuntamenti mondani.Bologna però mantiene alcune specifiche caratteristiche e un sano pragmatismo che la contraddistingue dai suoi competitor. È la fiera italiana per eccellenza, l'unica in grado di offrire dati reali sul mercato di casa. Ha attraversato splendori, quando si vendeva di tutto e di più, ha saputo gestire le crisi. Non si fonda sul globalismo di maniera e non rincorre la moda delle gallerie straniere a ogni costo, anche se sconosciute e poco interessanti, fissando lo sguardo sull'ottimo lavoro degli operatori nostrani, capaci di proporre artisti internazionali ormai da decenni. Ha modificato l'offerta ma senza venir meno alla centralità del suo core business, rappresentato dagli affari in entrata e in uscita.Il quarantesimo compleanno viene quindi festeggiato nel migliore dei modi, intanto con una crescita degli stand, portati a 222, e con l'utilizzo di un nuovo padiglione dedicato alla fotografia e ai solo show. I direttori, Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, al quarto anno del loro mandato hanno curato una mostra celebrativa dal titolo ArteFiera 40 al MAMbo e alla Pinacoteca, dove viene presentato il meglio delle acquisizioni. Se l'orientamento deve essere quello di rivolgere l'attenzione solo alle ultime proposte, allora Bologna non sarà mai una fiera di tendenza come d'altra parte non lo è neppure Basilea - ma continuerà a presentare uno stimolante cortocircuito tra moderno e contemporaneo, ovvero la linfa reale del mercato. E pur vero, però, che dopo anni in cui si è imposta l'arte degli anni '70 - con i vari Griffa, Pinelli, Spalletti, Piacentino, i cinetici e gli astratti - sembra tornata la voglia di sapere cosa succede di nuovo, e dunque è stato chiesto a tutte le gallerie di presentare almeno un giovane under 40, nella speranza che finalmente si intravedano gli eredi di Cattelan o di Vezzoli.Tra Main Section, le Nuove Proposte e la sezione fotografia realizzata insieme al MIA di Milano, ci aspettiamo dunque il meglio delle gallerie italiane. Ma una festa non sarebbe tale se non ci fossero appuntamenti imperdibili, e ad ArteFiera ce ne sono almeno due da segnare. Stasera l'inaugurazione è dedicata a David Bowie, con uno spettacolo del mimo Lindsay Kemp (il quale con il Duca intrattenne un significativo rapporto di collaborazione) accompagnato al piano da Maurizio Baglini. L'evento top è annunciato per domani alle 17,30 presso il Teatro Comunale. È l'anteprima italiana di River of Fundament, film di Matthew Barney, un'impresa colossale che dura 5 ore e mezza, ispirato a un romanzo di Norman Mailer e musicato come di consueto da Jonathan Bepler. Il solito eccitante, barocco e incontenibile pastiche di cinema, performance, scultura, opera lirica ambientato nell'antico Egitto.

Barney ha girato a New York, Los Angeles e Detroit una di quelle opere così complesse e ambiziose che rischia l'invisibilità. Contiamo che lo sforzo titanico di assistere alla proiezione appaghi il tour de force cui saremo costretti.

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