La bacchettata

«Carlo il sommo imperatore non è più che muta polvere». Lo intonano i frati del convento di San Giusto davanti alle spoglie dell'imperatore Carlo V. Quello stupendo attacco del Don Carlo di Verdi, memento all'infinita vanità del tutto, ci torna in mente approssimandosi, il 14 settembre prossimo, il quarantesimo anniversario della morte di Maria Callas. Le sue ceneri, per la cronaca, furono disperse, fra non poche polemiche, nel mar Egeo. Ancora oggi però non mancano pellegrini che al cimitero parigino del Pere Lachaise rimangono sopresi che la Diva greca sia ricordata da una piccola lapide in un colombario. Nel corso del quarantennio trascorso, la mitizzazione callasiana ha spinto fan e biografi a dar in pasto i particolari più tristi degli ultimi disperati anni della Callas a Parigi. Qualcosa che Franco Zeffirelli ha colto nel suo Callas Forever, quando la soprano ascolta i suoi dischi nell'appartamento di Avenue George Mandel e piange sognando l'impossibile rentrée. Per evitare la squallida vita privata (Onassis & Co.), si può vedere la mostra al Museo teatrale alla Scala (15 settembre-31 gennaio) o meglio ancora, ascoltare le sue non dimenticabili registrazioni dal vivo (rimasterizzate da Warner Classics, Callas Live - disponibili dal 15 settembre).

Perché quando varcava l'incantato confine del palcoscenico, quella donna sola, e a volte capricciosa, diventava una creatura meravigliosa e sempre diversa: Norma, Lucia, la Vestale Giulia, Armida, la sonnambula Amina, Anna Bolena, Elvira, Abigaille, Lady Macbeth, Violetta, Kundry, Tosca.

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