La bacchettata

Silvana Mangano Circe per l'Ulisse di Kirk Douglas, Totò Pinocchio a colori, Rascel surreale pirata maldestro, Dapporto in frack a quadroni e Bramieri tuttobianco, Mastroianni Valentino fra piumate Ilaria Occhini e Paola Borboni, Walter Chiari in canotta a strisce e Delia Scala col cappello aquilone. Denominatore comune? Un grande artista del costume, Giulio Coltellacci. Non solo. Coltellacci fu scenografo talmente padrone del suo lavoro da poter saltare dalle passarelle di Gran Baldoria con Wanda Osiris al teatro di regia sotto l'egida di Guido Salvini (Eschilo, Shakespeare, Cocteau) e Giorgio Strehler. Qualche poco informato torceva il naso, non sapendo volerci altrettanta maestria nel muovere il presepio romano di Rugantino o le stazioni sceniche di Rinaldo in campo. Nel frattempo Coltellacci era già stato protagonista nel balletto (con Milloss sulla strada che lo porterà al sublime kolossal, ripensato con Filippo Crivelli, del ballo Excelsior) e all'opera alla Scala entrò con Strehler e fornì a Margherita Wallmann, Squarzina e Franco Enriquez incantevoli scene dipinte. A latere dell'inaugurazione scaligera (è benvenuta tradizione) gli «Amici della Scala» hanno presentato uno splendido libro: Coltellacci - Teatro, Cinema, Pittura di Vittoria Crespi.

Luce sul talento di un uomo operoso come pochi, scritto con la completezza di immagini e apparati a cui ci ha abituato l'autrice - i suoi libri, nel bailamme cafonale della Prima, sono balsamo all'ignoranza che circonda per settimane l'Evento e alla dilagante improvvisazione di troppi sedicenti scenografi e costumisti.

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