Bentivoglio debutta nella fiction da detective

È il protagonista, insieme con Claudia Pandolfi, di «Romanzo siciliano»

Paolo Scotti

Cosa può distinguere una nuova serie poliziesco-mafiosa dalla infinite altre che (spesso con successo, quando firmate dalla specialista Pietro Valsecchi) si susseguono da decenni sui nostri teleschermi? «È il protagonista, che conta osserva il regista Lucio Pellegrini -. In un genere codificato come questo, ormai, la differenza non la fanno tanto trama o situazioni. Quanto soprattutto i personaggi». Il che spiega l'esordio, quale protagonista delle otto puntate di Romanzo siciliano (da lunedì su Canale 5) di un attore assolutamente nuovo al genere. E che, con una punta d'indicativo snobismo, dichiara di «non guardare mai la tv. Meno che mai le fiction». Lo stesso disincanto di Fabrizio Bentivoglio sembra esprimerlo il suo personaggio, quel colonnello Spada che a Siracusa, coadiuvato dal magistrato Claudia Pandolfi, dà la caccia al boss mafioso latitante Ninni Bruschetta. «Se gli eroi della altre fiction sono tutto muscoli e azioni riflette l'attore - il mio non corre come un disperato, non salta da una finestra all'altra. Per prima cosa cerca di far funzionare la testa. E solo dopo di muovere il corpo». In fondo un detective, ragiona Bentivoglio, ha parecchio in comune con un attore: «Entrambi cercano la verità. L'uno quella dei fatti; l'altro quella espressiva. Ma sempre di ricerca si tratta». Nonostante la scelta d'un protagonista «anomalo» (e forse anche per l'utilizzo di un'attrice, viceversa-super esposta in ruoli simili, come la Pandolfi) Romanzo siciliano rischierebbe di somigliare troppo a decine e decine di prodotti analoghi, se non avesse puntato ad altro. «Riguardo le trame, infatti, la nostra è un battaglia impari osserva Fabrizio Bentivoglio - la realtà supera puntualmente la finzione. Sfido qualsiasi sceneggiatore a scrivere una scena in cui il figlio di un mafioso va in un programma di punta della tv a presentare un libro. Chiunque giudicherebbe la scena inverosimile. E invece...». La stessa struttura narrativa dimostra un tentativo di approccio diverso: intreccia ad una trama principale, dipanata lungo gli otto episodi (la strage in una scuola provocata da una bomba) a singoli casi che si concludono alla fine di ogni puntata. «Come diversi dallo stereotipo, anche se da quello derivati, appaiono gli altri personaggi precisa Bentivoglio -. Il mio colonnello-detective è severo, austero, più intuitivo che muscolare. Il magistrato della Pandolfi, anche se risoluto ed energico, possiede una morbidezza inconsueta, in donne di quella tempra. E lo stesso cattivo, interpretato da Ninni Bruschetta, ha dei lati umani. Ad esempio è profondamente innamorato della sua donna; che non è la solita pupa del capo. L'umanità dei personaggi: è quella, che attira il pubblico». E a proposito dei risultati non sempre esaltanti delle ultime fiction Mediaset (da Fuoco amico con Raoul Bova a Non è stato mio figlio con Gabriel Garko) il direttore della fiction Mediaset, Scheri, precisa: «Non siamo assolutamente preoccupati.

Il nostro compito è sperimentare nuovi generi. Se non lo facessimo ci accuserebbero di produrre sempre le stesse cose. E quando sperimenti il margine di rischio si alza. A noi interessa lavorare su un target giovane; e queste fiction l'hanno centrato».

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