Che bello il mio Oscar quasi quasi lo metto in bagno...

Che bello il mio Oscar quasi quasi lo metto in bagno...

Gwyneth Paltrow, che lo bagnò di tutte le sue lacrime quando lo ritirò per Shakespeare in love, non lo vuole più vedere e lo tiene nascosto in un armadio come fosse uno scheletro. Timothy Hutton lo ha messo nel frigorifero e forse è ancora là. L'idea era di sua sorella: «Pensava fosse carino che un amico andasse in cucina per prendere la birra, aprisse il frigo e ci trovasse l'Oscar». Sofia Loren ce l'ha nella libreria grande della casa di Ginevra, così come Giuseppe Tornatore («Per vederlo bisogna tirare il collo: la curiosità si paga»), Geoffrey Rush se lo fece spedire a Melbourne partendo per Praga: «Quando tornai mia figlia lo aveva vestito con la biancheria intima della sua Barbie. Sapete una cosa? Gli stava benissimo»

Non è sempre stata facile la vita dello zio Oscar una volta spenti i riflettori e archiviati i «the winner is». Le 3.072 statuette assegnate tra il 1929 e il 2018 hanno avuto, dopo la consegna, quasi tutte una vita ordinaria, qualcuna avventurosa, ma molte imbarazzante. Alta 34 centimetri e tre, è per esempio, perfetta per un caminetto. Ed è esattamente lì che l'hanno messa Joanne Woodward, Anthony Quinn e Donna Reed. Solo lassù, erano convinti, la placcatura d'oro, catturando la luce del fuoco, avrebbe potuto risplendere come una sacra reliquia. Carlo Rambaldi ne esibiva addirittura tre, poi preferì consegnarle alla cassetta di sicurezza. Altri, per far vedere che non se la tirano, l'hanno piazzata in bagno. Kate Winslet per strategia: «Tutti i miei amici vogliono toccarlo: così gli do una scusa per sgattaiolare in bagno e posare con la statuetta davanti allo specchio». Secondo The Guardian Emma Thompson, Lionel Richie e Sean Connery hanno fatto la stessa cosa (Susan Sarandon però nel bagno degli ospiti). Per Jodie Foster «si sposa benissimo con il colore dei miei rubinetti».

L'unico ad averlo venduto è stato Harold Russell, veterano della Seconda guerra mondiale che tornò dal fronte con le mani amputate, ma solo perché gli fu conferito prima del 1950, l'anno dopo l'Academy of Motion Pictures Arts and Sciences fece firmare a tutti i vincitori l'impegno a non vendere mai la sacra statuetta. Russell disse che l'aveva fatto per pagare le cure della moglie malata, si scoprì invece che spese quei soldi per andare in vacanza. A proposito di soldi: Beatrice Welles, figlia di Orson, mise all'asta l'Oscar del padre per la sceneggiatura originale di Quarto potere per 861.542 dollari precisi, Steven Spielberg spese un milione e mezzo di dollari per comprare l'Oscar di Clark Gable di Accadde una notte e le due statuette vinte negli anni Trenta da Bette Davis, Michael Jackson quasi due per avere quello per il miglior film di Via col vento. Pensare che il valore commerciale della statuetta, simbolo supremo del romanticismo di Hollywood e motore di ogni botteghino, è di 40 dollari. Meno di una colazione veloce da Cracco.

Qualche Oscar è stato rubato: dalla casa di Vivien Leigh quello per Un tram chiamato desiderio, da un museo di guerra quello di Frank Capra. A Olympia Dukakis, dopo il furto, fu chiesto un riscatto: disse no e pagò l'Academy (78 dollari) per il duplicato. Quello per Ghost rubato a Whoopy Goldberg lo ritrovarono in bella vista sopra un bidone della spazzatura all'aeroporto di Los Angeles: il ladro se n'era pentito. O forse aveva incontrato anche lui il fantasma di Patrick Swayze. Due fans riconsegnarono a Margaret O'Brien la statuetta che i domestici le avevano rubato quarant'anni prima, dopo averlo acquistato al mercato delle pulci. Aaron Rochin miglior colonna sonora nel 1979 per Il cacciatore se lo ricomprò di persona su eBay.

Quell'immagine astratta di uomo androgino fuori dal tempo, con la spada crociata e il design da robot di Metropolis non gode sempre del rispetto che merita. Reese Witherspoon voleva farne una collana, Cuba Goodwing jr lo ha messo nell'armadietto per i vini, Anna Paquin dentro un armadio, vicino agli stivali, Kevin Costner nel cassetto della biancheria intima perché non voleva che qualcuno lo toccasse. Elton John lo ha collocato più nobilmente a fianco di un dipinto di Francis Bacon.

E se Richard Dreyfuss se lo portava persino in metropolitana per evitare di lasciarlo in giro, Mel Gibson salvò i suoi dagli incendi che minacciavano la villa di Malibu: «Urlai ai pompieri: non

lasciate bruciare i miei ragazzi». Meno bene è andata a Geena Davis: il suo volò dal caminetto con il terremoto «e adesso è tutto ammaccato: sembra uno sciatore, vien voglia di fargli i bastoncini». Perfetto per il freezer.

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