Colombiano, 82 anni. Fernando Botero è un brand, proprio come la Coca Cola. Il suo mondo opulento, abitato da donne paciose, dalle forme tonde tonde, è chiaramente identificabile. Spicca fra i pittori e scultori viventi più noti al mondo, con quotazioni alle stelle. È legato all'Italia, dove ha studiato e continua a lavorare, a Pietrasanta, fra luglio e agosto. La galleria di riferimento è la Contini, a Venezia e Cortina. Oggi Botero è in quello scrigno musicale che è il teatro di Busseto, città di Giuseppe Verdi. Assiste al debutto dell'Elisir d'amore di Gaetano Donizetti con scene curate da Victor Garcia Sierra ma ispirate alla serie di suoi dipinti Il Circo (repliche domani e domenica).
Un'operazione che fa capo al Comune di Busseto e alla Nausica Opera International, società che farà sbarcare questo Elisir secondo Botero in Perù, Giappone e probabilmente negli Usa. Nel cast brillano Eva Mei e Michele Pertusi, dirige Fabrizio Cassi.
Maestro Botero: che rapporto ha con l'opera?
«Anni fa, ho curato le scene e i costumi della Figlia del reggimento e di Rigoletto, a Montecarlo. Non me la sono più sentita di fare queste collaborazioni, impegnano troppo. Qui a Busseto è lo scenografo a occuparsi di tutto, si è ispirato alle 180 immagini del Circo. Oggi sono qui per vedere il risultato. E sono molto curioso».
Come trova il mondo dell'opera?
«Un mondo dove esiste solo l'opera. Può esserci lo tsunami che si continua comunque a parlare di lirica. Un po' come capita ai toreri. Un giorno chiesi a un celebre torero: Di cosa parlate quando non affrontate il tema di tori?. Mi disse: Non parliamo. Ecco nella lirica è lo stesso».
Quando dipinge ascolta musica?
«No, ho bisogno del silenzio assoluto».
Ma segue concerti?
«Raramente. La pittura mi occupa in modo totale. Non sono propriamente un melomane
»
Quanto tempo continua a dedicare alla pittura?
«Cinque ore al giorno. Lavoro sempre in piedi, quindi più di questo non riesco. Però dipingo tutti i giorni, compreso Natale e Capodanno. E questo accade da 65 anni. La pittura è la mia grande passione, praticamente un'ossessione».
Che dà gioia ma anche dolore?
«Dolore mai. La sofferenza c'era all'inizio, da giovane, quando avevo l'idea in testa ma non riuscivo a tradurla subito sulla tela. Che frustrazioni. Poi è stato un crescendo di felicità».
A quale tela è particolarmente affezionato?
«Al ritratto del mio bambino morto in un incidente stradale. È in un museo colombiano».
L'Italia è ancora il Paese dell'arte?
«La pittura italiana fino a Tiepolo è stata la più importante al mondo, poi sono arrivati i Francesi, quindi gli Americani. A parte De Chirico e pochi altri, l'Italia ha smesso di offrire grandi nomi. Mi spiace dirlo, ma l'Italia non è più il centro della creatività».
Che si è spostato dove?
«A New York, Londra e Berlino».
Lì ci sono anche i principali mercati d'arte?
«Per me, Botero, il mercato numero uno è la Svizzera».
Eppure i suoi quadri sbancano alle aste newyorkesi, «Scena di famiglia» è stato venduto per 1,7 milioni di dollari.
«Rimane un mercato secondario».
Cosa dice dei nuovi hub dell'arte, Doha per esempio?
«Lì si comprano quadri, si promuovono iniziative spettacolari, si faranno musei interessanti. Ma non è un centro di creatività».
Qual è il suo rapporto con la Colombia?
«Mi sento colombiano fino all'ultima cellula. Persino nei villaggi mi chiamano "maestro, maestro". È il mio Paese...»
Un Paese con qualche difficoltà...
«Abbiamo la speranza che si arrivi a un armistizio dopo 60 anni di guerriglia. Sembra che entro l'anno alcuni guerriglieri entreranno a far parte del Senato: useranno la politica anziché le armi. Quanto al problema della droga, ora non c'è la violenza dell'epoca di Pablo Escobar, la mafia opera in clandestinità. Cosa vuole, finché i contadini continueranno a guadagnare più con la coltivazione della coca che del mais, e gli Usa offriranno un fiorente mercato, non mi occupo di questo, ma non so come si potrà risolvere il problema».
Settimana scorsa la sua casa in Colombia ha preso fuoco...
«Distrutta per l'80 per cento. Era notte, le fiamme ci hanno colto nel sonno. Io e mia moglie stavamo soffocando. C'era un tale fumo che non riuscivamo più a trovare una via di fuga».
Cosa sta dipingendo in questi giorni?
«Nature morte, perché sono soggetti puri. Pura forma e colore, senza complicazioni di sentimenti. Ho appena finito ed esposto il Boterosutra, una serie di immagini ispirate al kamasutra».
Che
rapporto ha con la fama?«Nessuno. Sono tutto preso a lavorare. Peccato! Non me la godo».
Perché piace Botero?
«Perché i miei lavori non si prestano a interpretazioni. Li guardi e li capisci».
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