"Che gioia vedere Modugno incantare ancora gli italiani"

La fiction di Raiuno ha sbancato l'Auditel con più di 11 milioni di spettatori. La vedova Franca Gandolfi: "Fiorello lo ha interpretato alla perfezione"

"Che gioia vedere Modugno incantare ancora gli italiani"

Ha volato in alto. Più in alto che mai. Con 11 milioni e 386 mila spettatori (per uno share del 38,98 per cento) la seconda parte di Volare-La grande storia di Domenico Modugno, martedì su Raiuno ha toccato il cielo con un dito. Ed è divenuta la fiction più vista dal 2005 ad oggi. Quasi un secondo trionfo sanremese, dopo il festival cui, idealmente, si legava. E un'altra, immensa gioia per Franca Gandolfi. Per 40 anni devota, paziente, appassionata signora Modugno.
«Si vede che mio marito è ancora nel cuore di tutti - sorride oggi -. Certi successi non si studiano a tavolino. E questo, così spontaneo, così travolgente, è stato proprio dettato dall'amore. L'amore per Mimmo».
Come giudica la performance di Beppe Fiorello?
«Ideale. Per il modo in cui s'è fisicamente “immerso” nel ruolo: non imitando Mimmo, ma proprio “rivivendolo”. Con una tecnica pazzesca (roba da brividi: cantava proprio con la sua voce; era identico perfino nella gestualità), ma soprattutto assimilandone l'anima. Mimmo era proprio come lui lo ha “vissuto”. Pieno di vita, innamorato della vita. E simpatico. Simpatico da morire».
Che intesa c'è stata fra voi?
«Come fra zia e nipote. Io gli ho passato filmati rari (il concerto dal vivo alla Bussola; la partecipazione all'Ed Sullivan Show in America) e lui ha studiato tutto col professionismo d'un Robert De Niro. Beppe è un perfezionista. Un'altra cosa che lo avvicina a mio marito».
E lei lo ha «ritrovato» a Sanremo, cantare con la stessa voce, indossare la stessa, mitica giacca azzurra...
«Quella che Mimmo indossò nel 58 per Volare, si; e che io avevo dato a Fiorello per mostrargli la mia stima. Finché a Sanremo lui me l'ha restituita, fra gli applausi dell'Ariston. Beh: è stato difficile non piangere».
Curiosa l'esperienza di vedere la propria vita trasformata in fiction?
«Avevo posto un'unica condizione: che, a scriverla, fossero due autori come Rulli e Petraglia. Sono stata attrice, conosco l'importanza d'una buona sceneggiatura. Io ho raccontato loro tante cose, ore e ore di registrazione; ma il risultato definitivo ha preso vita autentica anche grazie a loro, e al regista Milani».
Qualcuno, però, ha sospettato che la fiction abbia «banalizzato» o «romanzato» la vostra storia d'amore.
«Il bello è proprio questo: che la nostra è stata una favola vera! Un amore povero ma appassionato (diciotto anni io, ventitré lui: due ragazzini), un'esistenza da bohème, ma premiata dal successo. Dentro c'era tutto: l'allegria, la crisi che, dopo appena un anno ci separò, Mimmo che faceva il dongiovanni con le altre, io che ero gelosa ma che neanche morta l'avrei fatto vedere... Due bei caratterini, tutt'e due».
E Kasia Smutniak? Le è parsa una Franca Gandolfi convincente?
«Lei, al contrario, ha fatto tutto da sola. E come sia riuscita così bene a riproporre certi miei atteggiamenti, il mio tono volitivo ma anche discreto, appartato, resta un mistero».
Ognuno di noi ha, fra le canzoni di Modugno, la sua preferita. E lei?
«Io le amo tutte. Adoro Strada 'nfosa, magnifica e modernissima. E tutte quelle del primo periodo, quelle sugli animali, così poetiche e originali, come Il pesce spada e Il cavallo cieco della miniera».
La fiction rilancerà la sua musica?
«Quella è sempre amatissima.

Fra poco uscirà un cofanetto, curato da mio figlio Marco. Ma forse la riproporrà ai giovani. Anche in adattamenti più moderni... Come il Meraviglioso rifatto dai Negramaro. Tanto Modugno rimane sempre Modugno. Sempre meraviglioso».

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