Fosse soltanto una colonna sonora. Le canzoni de I guardiani della Galassia sono un fenomeno prêt-à-porter , si adattano a tante letture diverse e sono uno dei termometri dell'anno perché una roba così, sia chiaro, non si era mai vista. D'accordo è la collezione di brani legati al film più visto dell'anno negli Usa (oltre trecento milioni d'incasso fino a due settimane fa) e uno dei più visti del pianeta. Però non era mai accaduto che una colonna sonora formata soltanto da brani già noti e stranoti debuttasse al primo posto della classifica americana, vendendo quasi mezzo milione di copie e scatenando, per dire, migliaia di playlist su Spotify e una sorta di culto che durerà anni. Perché? Perché è la quadratura del cerchio. Nello score del film, ossia sul tavolo di note composte da Tyler Bates sul quale scorre la trama, le canzoni sono proprio una parte centrale della trama: il protagonista Peter Quill (Chris Pratt) gira per lo spazio con una cassetta registrata dalla mamma. Ogni artista scelto dalla mamma è una garanzia del film perché sono tutti ricercati e sapientemente mescolati, da Cherry bomb delle Runaways della rockettara Joan Jett fino a Fooled around and fell in love di Elvin Bishop, un fuoriclasse del blues rock che ha suonato con tutti i superbig (da John Lee Hooker a BB King e Allmann Brothers) e che con questo brano nel 1976 arrivò al terzo posto in classifica.
E ogni brano ha un senso nella storia.
Ad esempio Moonage daydream di David Bowie arriva dal disco del 1972 The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (anche se Bowie l'aveva già suonata negli Arnold Corns) e sembra incisa apposta visto che parla di un signore extraterrestre che vuole salvare il mondo dallo sfacelo. Se Bowie è diventato Bowie una parte del merito è anche di questo brano che ha un inciso chitarristico a dir poco esaltante e, non a caso, è diventato anche il titolo di un libro autobiografico scritto proprio da lui. Idem per Aint'no mountain high enough , canzone addirittura stanca di arrivare in cima alla classifica visto che ci riuscì sia con Marvin Gaye e Tammi Terrell nel 1967 e poi di nuovo nel 1970 con Diana Ross diventando quasi uno standard (da allora lo hanno cantato pure Whitney Houston, Amy Winehouse, Lionel Richie, Michael Bolton e Jennifer Lopez). Per capirci, come ha detto il regista James Gunn: «Questi brani sono un fatto culturale perché il protagonista del film è un terrestre esattamente come tutti noi, quindi cresciuto con questa musica». E in effetti i risultati sono sotto gli occhi di tutti e non dipendono solo da risultati in classifica che gli americani definiscono «huge», enormi.
C'è il feedback del pubblico. Strepitoso. La maggiorparte di chi ascolta questa colonna sonora non ha vissuto direttamente la musica anni '60/70/80 e talvolta, come nel caso dei meravigliosi inglesi 10cc di I'm not in love , si ritrova ad ascoltare un brano così azzeccato che pure oggi sarebbe mainstream (non a caso è finito pure nella colonna sonora di Bridget Jones , altro pubblico, altro contesto). Insomma la colonna sonora di Guardiani della Galassia è un motore di ricerca musicale e lo dimostra la quantità sterminata di playlist che sono state pubblicate su Spotify: ogni brano è la sorgente di altra musica per arrivare a un oceano di canzoni diverse e imprevedibili. In poche parole, provate a pensare che cosa nasce da I want you back , primo singolo dei Jackson 5 per la Motown, anno 1969, Michael Jackson voce solista a dieci anni, Diana Ross tifosa e sponsor. Uno sterminato bacino di pop e soul e dance. Una canzone così importante che lui l'ha sempre cantata dal vivo anche da solista e l'avrebbe fatto pure nei concerti di Londra che non ci sono mai stati perché lui non c'era più. Allora ecco perché la colonna sonora dei Guardiani della Galassia è il testimonial della nuova fase musicale post azzeramento del web, quella della riscoperta. E non a caso tra pochi giorni uscirà anche in formato audio cassetta, il trionfo del vintage.
Ma attenzione: ogni cassetta conterrà anche una versione digitale dell'album. Come a dire: questa è la quadratura del cerchio intorno a passato e futuro. A modo suo, un evento da segnare sul calendario del nostro tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.