È il peggior festival degli ultimi anni E loro pensano al tris

La kermesse è un megaflop di ascolti. Però Fazio, «Litti» e Leone fanno poca autocritica, e rilanciano: torniamo l'anno prossimo

È il peggior festival degli ultimi anni E loro pensano al tris

Sanremo - Nonostante l'eclatante flop di ascolti e di riuscita complessiva dello spettacolo, ci potrebbe essere un Fazio-Littizzetto ter. Sul serio: lo hanno confermato i due conduttori ieri mattina nella conferenza stampa finale del Festival. Certo, prima «bisogna prendere una pausa di riflessione e capire i motivi che hanno portato al calo di pubblico», e «prima di accettare di nuovo il difficile incarico bisogna vedere se si ha un'idea nuova», però... «io lo rifarei per dieci anni consecutivi». Parole di Fazio, che sogna i record di conduzione di Baudo e Mike. Non contento dei risultati negativi di quest'anno e della sventagliata di critiche, Fabio fa il temerario e resta aperto all'ipotesi (in pubblico) di ripresentarsi a Sanremo il prossimo anno. Del resto, anche il direttore di Raiuno Giancarlo Leone rimane fedele al pensiero espresso fin dal primo giorno di Festival e ribadisce che «la base di partenza resta Fazio: se accetterà e condivideremo un progetto nuovo sarà ancora lui il conduttore. Altrimenti si cercherà in casa Rai», che significa ricorrere a Carlo Conti (e non a Bonolis, artista della concorrenza), il bistrattato conduttore che viene tirato in ballo ogni anno per Sanremo salvo non affidarglielo mai. «Sempre che non si faccia avanti Fiorello - infierisce Leone - che balzerebbe davanti a tutti». Difficile, comunque, che l'azienda decida di affidarsi di nuovo a Fazio. Quanto alla Litti, si piglia una pausa di riposo («ma non divorzio da Fabio come qualche giornalista ha impropriamente scritto»).
Va bè, per l'anno prossimo c'è tempo. Ora, invece, è il momento di fare il bilancio di quest'edizione. La finale di sabato ha seguito lo stesso trend negativo delle serate precedenti: 43,5 per cento di share con 9.347mila spettatori. In percentuale - non come numero di telespettatori - il risultato più basso da quando esiste l'Auditel, peggio ancora dell'edizione 2008 di Baudo e 2004 della Ventura. Persi per strada ben tre milioni e mezzo di spettatori rispetto all'anno scorso. La media complessiva delle 5 serate è del 39,3% con 8.763mila spettatori, contro il 47,2% e 11.936.000 dell'edizione 2013. Insomma, una buona fetta di pubblico ha deciso di non seguire il Festival.
E, finalmente, ieri, dopo giorni in cui si davano responsabilità a eventi esterni tranne che a se stessi, Fazio ha timidamente fatto autocritica: «Il nostro errore è stato ripartire da dove eravamo arrivati lo scorso anno. Invece avremmo dovuto azzerare tutto e ricominciare da capo. L'altra volta la sorpresa era la conduzione mia e di Luciana, riproporre la stessa formula ci ha penalizzato perché quelli che nel 2013 sembravano pregi si sono trasformati in difetti». Il bilancio lo deve fare soprattutto Giancarlo Leone, responsabile di rete: «Prima di tutto tengo a ribadire che il 43 per cento di share della finale è comunque un grande risultato -risponde sicuro-. Per il resto sono contento di un Festival coerente con la linea editoriale che ci siamo dati, mi riconosco pienamente in uno spettacolo basato sulla qualità. Ritengo più importante badare ai contenuti che soltanto agli ascolti». Ma il flop registrato non mina alle fondamenta il senso del Festival che ormai pare un programma come gli altri? «Un singolo calo di risultati - risponde il direttore - non può certo minare l'esigenza di Raiuno di avere grandi eventi, come il calcio, le Olimpiadi e appunto Sanremo». I conti economici li farà Rai Pubblicità che aveva promesso agli investitori una media del 45% di share, siamo ben 6 punti sotto. «Se qualche investitore protesterà, verrà rimborsato con altri spazi vuoti, ma non ci saranno perdite economiche», prova a tranquillizzare Leone.
Dunque, da dove ripartire? Fiorello, aiutaci tu.

Lui, sempre “connesso”, risponde prontamente al richiamo. «Un attimo, ci penso e ve lo dico... Devo prima parlare con Renzi», scherza via web. E poi: «Renzi dice che è meglio aspettare momenti migliori». E come dargli torto...

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