Cultura e Spettacoli

La "crudeltà" di Moretti

"Crudeli", secondo Le monde, le scelte di Nanni Moretti, presidente della giuria del 65° Festival di Cannes, che hanno lasciato a bocca asciutta la cinematografia francese

La "crudeltà" di Moretti

"Crudeli", secondo Le monde, le scelte di Nanni Moretti, presidente della giuria del 65° Festival di Cannes, che hanno lasciato a bocca asciutta la cinematografia francese. Poco coraggiose, gli fa eco Libération, mentre Nice Matin ironizza sul fatto che mai un giurato italiano non avrebbe fatto vincere un'opera di un suo compatriota...Più sobrio, Le Figaro sottolinea comunue la sorpresa per il riconoscimento a Reality dell'italiano Matteo Garrone, che " nessuno si aspettava", mentre le reti televisive si sono affrettate a sottolineare che De rouille et d'os, il melodramma di Jacques Audiard che metteva in scena l'amore fra un'ex domatirce di orche marine, rimasta senza gambe a opera di un cetaceo, e un violento e anaffettivo proletario dedito alla boxe, aveva comunque fatto il pieno ai botteghini... All'indomani della fine del Festival, Cannes riacquista la sua atmosfera balneare, placida e un po' noiosa: sbaraccate le strutture festivaliere, andati via vip illustri e la folla di giornalisti (quasi cinquemila gli accreditati), la cittadina asspora il primo vero placido sole dopo giorni di pioggia che avevano trasformato la passerella degli attori in un tour de force di ombrelli, parka e impermiabili. Al centro delle polemiche è non solo il mancato riconoscimento ai film francesi, che fra il citato Audiard, il raffinato Alain Resnais di Vous n'avez sancore rien vu, e il visionario e cerebrale Leos Carax di Holy Motors, avevano presentato una panoplia in grado di soddisfare più gusti, ma anche il tonfo della cinematografia statunitense, che pure schierava registi e attori di prim'ordine (Cronenberg , Lee, Brad Pitt e Nicole Kidman per fare solo qualche nome), e di quella asiatica, nordcoreana in primis. In realtà, le scelte della giuria sono andate incontro alle aspettative della media della critica cinematografica, soprattutto premiando Amour di Michael Haneke, film che metteva fra l'altro in scena due mostri sacri , Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant, anziani superbi nella vita come sulla scena. Da Ken Loach a Carlos Reygadas a Cristian Mungiu, allo stesso Garrone, i premi vanno a indicare un indirizzo reciso: sottolineano cioè valori già certi e non si preoccupano di andare a scovare e/o lanciare cineasti nuovi.. Se questo sia veramente lo scopo di un Festival internazionale, è l'interrogativo che molti si pongono, a cui si aggiunge la preoccupazione , espressa pubblicamente dal gran cerimoniere del Festival stesso, Jacob, che teme una perdita di cuore e di coraggio di fronte a un eccesso di industria e di affari. E' un fatto che, con oltre il 20 per cento di affari e di gente in più rispetto allo scorso anno, la manifestazione corre il rischio del gigantismo, e qualcosa bisognerà pur fare per evitare che l'intero sistema vada in tilt. Per dodici giorni, la città vie di una vita frenetica, ma non c'è più alcun rappoorto fra divi , critica e pubblico: i primi chiusi nelle prigioni dorate dei grand alberghi e sequestrati dalle produzioni, i svondi incolollanti in file estrnuanti, il terzo costrtto a rrcitare la psrtre del "guardone" sempre più da lontano.

il divismo ormai è un ricordo, e il fascino dlela Mostra non è più eullo di un tempo.

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