Cruise da fantascienza fa il «custode» della Terra

Nel nuovo film il divo resiste sul pianeta sfigurato da alieni e dal nucleare. La trama non è tra le più originali. Ma le immagini sono sorprendenti

Cruise da fantascienza fa il «custode» della Terra

Ci sarà un motivo per il quale in tanti anni di storia del cinema nessun film di fantascienza sia riuscito a vincere l'Oscar. Li facessero un po' meno filosofici e un po' più alla portata di tutti, spogliassero il genere dal suo travestimento di apologo morale restituendo, in cambio, trame più comprensibili anche ai comuni mortali, forse otterrebbero qualche premio in più. Invece, no. Sembra che facciano apposta a complicare la vita del povero spettatore. A minare le sue certezze di persona dotata di un minimo di intelligenza davanti a inspiegabili sceneggiature che fanno apparire la guida alla dichiarazione dei redditi come un libro per le elementari. State tranquilli, il problema non è vostro. Ve lo diciamo in anticipo nel caso decideste di andare a vedere, da dopodomani, Oblivion, il blockbuster annunciato diretto da Joseph Kosinski (già regista del noioso Tron Legacy) e, soprattutto, interpretato da Tom Cruise.
Siamo nel 2077 e la povera Terra ha dovuto subire l'ennesima invasione aliena, avvenuta sessant'anni prima. Tranquilli, abbiamo vinto, ma a che prezzo. Si è dovuto, infatti, scatenare il nucleare per trionfare sui rivali ma questo ha reso irriconoscibile il nostro pianeta. E apparentemente invivibile. Tanto che i terrestri sopravvissuti sono stati spediti su una colonia lunare. Tutti tranne Jack Harper (il nostro Tom Cruise), una sorta di militare-operaio che deve rimanere sulla Terra, per altre due settimane, come riparatore di quei droni utilizzati per vigilare sulle estrazioni di risorse vitali per gli umani, messe spesso a repentaglio dagli Scavs (gli alieni). Su di lui vigila la bella Victoria (la seducente Andrea Riseborough), con la quale divide l'appartamento (e non solo) posto in una torre che si trova a 3500 piedi al di sopra del suolo. Un bel vivere, soprattutto la notte. Di giorno, Jack vola a bordo della sua Bubble Ship, una navicella, metà elicottero metà jet, che permette all'uomo di spostarsi nei cieli. Ecco, però, che un giorno Jack si imbatte in Julia Rusakova (la bella Olga Kurylenko, nella foto con Cruise), piombata sulla sua strada dopo lo schianto di una astronave. Sorpresa: è la donna che misteriosamente fa capolino nella sua memoria residua (immagini legate all'ormai irriconoscibile Empire State Building). Come se non bastasse, Jack scopre che sulla Terra non erano rimasti solo loro tre ma anche un eroico manipolo di sopravvissuti guidati da Morgan Freeman che indossa occhiali da sole. E se le cose fossero diverse da come le aveva conosciute fino adesso? Di più non vi diciamo perché rischieremmo di privarvi di alcune sorprese che indirizzeranno diversamente il film facendogli prendere una piega inimmaginabile. Ecco, non pensate a una trama limpida nella seconda parte; non sarebbe una pellicola di fantascienza, altrimenti. Dovrete fare molti sforzi di fantasia per riuscire a collegare tutti i fili. Operazione che i fanatici del genere, già avvezzi a queste particolari sceneggiature, non faranno magari fatica a portare a termine. Se, invece, siete tra quelli «al seguito» allora armatevi di buona pazienza e preparatevi a chiedere all'amico che tutto sembra capire, il perché e il per come degli accadimenti. Che spesso sono frutto però di deduzioni o interpretazioni.
Vi accorgerete che si pesca un po' dappertutto, spaziando da Hemingway a Mad Max. Con una cifra stilistica patinata, da rivista, che dà il sapore del già visto. Oblivion ha, però, tante buone peculiarità. Innanzitutto, è stato girato con una sorprendente risoluzione digitale 4K che si potrà apprezzare soprattutto nei circuiti IMAX; il consiglio è perciò quello di vedere il film in questo formato.

Poi, a differenza di tanti prodotti sci-fi, le scene sono state girate quasi interamente di giorno; un bel passo in avanti rispetto a incomprensibili prodotti omologhi. Infine, dura solo un paio d'ore, evitando di martoriare il povero spettatore oltre il limite della sopravvivenza.

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