Ci saranno Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Joe Bastianich e ci sarà, come quarto e nuovo giudice di Masterchef Italia, nella edizione numero otto che inizierà domani alle 21.15 su Sky Uno, Giorgio Locatelli, un cuoco italianissimo che è famoso soprattutto all'estero: infatti con la sua Locanda Locatelli, ristorante con stella Michelin nel centro di Londra, a Marylebone, ha conquistato la clientela British; ma le sue ricette si cucinano anche a Dubai, alla Ronda Locatelli, per i palati degli Emirati. Il suo volto e il suo accento non sono ignoti al pubblico di Masterchef: Locatelli è già apparso nella scorsa edizione ed è stato ospite di Masterchef All Stars (appena terminato). Risponde al telefono dalla sua «Locanda».
Come è stato essere giudice di Masterchef Italia (il programma è registrato)?
«Sono molto fiero del lavoro fatto e dell'esperienza che ho avuto in Italia. Erano tantissimi anni che non lavoravo nel nostro Paese e mi è piaciuto molto».
Aveva già lavorato in tv?
«Sì, avevo fatto qualche programma con la Bbc, ma erano cose più documentaristiche. L'esperienza di Masterchef è stata più completa».
Si è anche divertito?
«Sì, beh, bisogna anche divertirsi, sul lavoro...»
E con i colleghi come si è trovato?
«Sono molto affiatati e simpatici. Mi hanno accolto bene e mi sono trovato subito a mio agio».
Come mai si è trasferito a Londra, più di trent'anni fa?
«Fin da ragazzo avevo la fissa di lavorare al Savoy, dove era stato Auguste Escoffier. Con la mia cucina, la cucina del Nord Italia. Volevo una carriera diversa».
È cresciuto in un famiglia di ristoratori?
«I miei zii e i miei nonni avevano un hotel ristorante, che andava molto bene, sul lago di Comabbio. Io sono cresciuto lì con loro, poi ho fatto la scuola alberghiera e ho lavorato sul lago».
Il lago Maggiore?
«Fra il lago di Varese e quello di Comabbio, che è un laghetto vicino al lago Maggiore. Poi, subito dopo il militare, sono andato a Zurigo e poi a Londra. Se ne parlava così tanto, di Londra...»
Quanti anni aveva?
«Ventuno. Era la metà degli anni '80. Avevo già spedito una domanda al Savoy e mi avevano garantito un colloquio».
È andato bene?
«Sì. Sono stato lì per cinque anni. Poi sono andato a Parigi altri tre anni, ho avuto un anno di crisi e infine sono tornato a Londra, dove avevo ricevuto un'offerta dal ristorante L'Olivo. Poi ho aperto lo Zafferano».
Quando ha avuto la stella Michelin?
«Nel '99. E dopo lo Zafferano è arrivata la Locanda Locatelli, che è dove siamo ancora adesso. Mia moglie Plaxy e io l'abbiamo aperta nel febbraio del 2002, e nel settembre dello stesso anno ci hanno dato la stella».
Che cosa cucina alla Locanda?
«Una cucina italiana schietta, basata sul territorio e su prodotti che importiamo; però il pesce e la carne sono dell'isola».
Che cosa piace ai londinesi?
«Le nostre linguine con l'aragosta pescata nel Nord della Scozia, o le capesante che arrivano dall'Irlanda e che cuciniamo con aspretto di zafferano, dal sapore agrodolce. E poi tutte le paste. Cambiamo menu ogni settimana».
È vero che ha molti clienti famosi?
«Beh, vengono qui perché rispettiamo molto il loro privato... Non permettiamo nemmeno i telefonini sui tavoli al ristorante, li facciamo lasciare alla reception: se il cellulare suona, la receptionist lo porta al tavolo».
Ma per esempio i Beckham...
«Sì, sono stati qui la settimana scorsa. Mick Jagger frequenta il ristorante molto spesso. E Madonna è stata una delle nostre clienti: quando aveva la relazione con Guy Ritchie e abitava a Marylebone, nel nostro quartiere, era una habitué».
Ha mai visto i Reali?
«Sì, abbiamo avuto delle visite dei Reali. È venuto anche il principe Carlo. Una volta sono venuti Carlo, la moglie Camilla e i principi William e Harry. C'era anche Kate, però lei e William non erano ancora sposati. Purtroppo non ho mai incontrato Meghan».
Lei ha aperto il ristorante con sua moglie Plaxy, giusto?
«Sì. Mia moglie ha un ruolo fondamentale, manda avanti tutto il lavoro qui. Siamo 50-60 persone».
Per chi sogna di cucinare?
«Per tutti. Vorrei avere il ristorante pieno».
E che cosa le piace cucinare?
«Ultimamente ho scritto un libro che parla di quello che cucino per le persone a cui voglio bene, per i miei amici. Per esempio c'è una insalata bellissima, di carote, che sia chiama della Plaxy e che facciamo solo per lei, nel menu non c'è. Poi qualche cliente la mangia con lei e la vuole... È un po' orientale, come sapore».
Che cosa le è piaciuto di più di Masterchef?
«I concorrenti, che volevano mettersi in gioco e che su questa esperienza hanno basato la loro vita, per cambiarla: ci sono stati momenti belli e in alcuni
casi mi sono emozionato, quando qualcuno ha dovuto lasciare il programma. La competizione è vera, sentita e vissuta in modo leale. E lo standard di alcuni concorrenti è buono. All'inizio, poi, erano tutti un po' speciali».
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