Ecco "Roseline", lo spettacolo dei sensi in cui il pubblico è parte dello show

A Milano nasce il "dramagate", un nuovo genere in cui tutti sono coinvolti

Ecco "Roseline", lo spettacolo dei sensi in cui il pubblico è parte dello show

Non si può definire, se non dopo esserci stati dentro. E anche dopo, il ricorso alle parole può solo essere un compromesso o un accomodamento sul percorso che porta dall'esperienza psicologica e sensoriale al racconto. Insomma, Roseline è un viaggio nell'inquietudine, fatto di rumori, sospiri, parole non sempre facili da afferrare e decodificare (perché dette in inglese, oltretutto), di scale e ambienti diversi, di luci soffuse e calde alternate a luci algide e aggressive, financo di temperature differenti. La porta per entrare nel mondo di Roseline - spettacolo originalissimo, nuova tipologia di entertainment che gli autori definiscono dramagate è in Corso di Porta Vigentina 15 a Milano, e resterà aperta fino al 3 giugno nelle sere dal giovedì al sabato (ore 20.30) e alla domenica pomeriggio (ore 18.30). Da qui si entra in Palazzo Calchi Taeggi, edificio bello quanto decadente, impregnato di storia milanese più o meno grande, non lontano da Porta Romana. Due cortili che conducono all'ingresso raccontano già quale fosse, un tempo, l'anima dell'edificio: la Scuola Statale Oriani Mazzini, poi diventata in questi ultimi anni un Centro Emergenza Freddo per i senza tetto, gestito da un comitato di volontari, ma per molti anni addietro, in alcuni suoi locali, usata come sede storica milanese del Partito Radicale di Marco Pannella e Emma Bonino, fino allo sfratto del 2007. Mura, dunque, impregnate di ricordi e passioni e, senza dubbio, anche di sofferenza. Aderendo all'uso che ne viene fatto oggi, di riparo per esseri umani senza casa, lo spettacolo Roseline, ideato da Paolo Sacerdoti - enfant prodige 24enne milanese, con studi scientifici al Politecnico ma pure un diploma alla mitica Lee Strasberg Theatre and Film Institute di New York mette in scena una storia di cosiddetti «barboni», in bilico tra pura follia e fanatismo utopico, raccoltisi in un palazzo-comunità dal quale escludere il mondo esterno. La straordinaria intuizione di questo dramagate è quella di raccontare una storia (con riferimenti shakespeariani tratti dall'Amleto, dapprima solo accennati e poi sempre più evidenti) inserendo fisicamente lo spettatore all'interno del contesto narrativo. Puro teatro immersivo, dunque, nel quale al pubblico è semplicemente richiesto di calarsi nel ruolo di «fantasma» vagante nella scenografia (inquietante, a tratti horror e di cui evitiamo la descrizione per evidenti motivi di sorpresa, sempre di grande impatto e firmata con puro materiale di riciclo da Giancarlo Dazzi e Mirko Camisa) indossando cappuccio e mantello per perdere i propri connotati, disarmati di cellulare e di qualsiasi borsa o zaino, e con la regola del silenzio. Lo spettatore, una volta entrato in questa dimensione onirica (che un po' ricorda, declinata in chiave fatiscente, la famosa «festa in maschera» del film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut) può muoversi liberamente, in gruppo o in solitudine, passeggiando al fianco degli attori, seguendone uno o un altro, esplorando uno spazio dove non esiste né palco né platea.

Per calarsi in questa dimensione, sono esplicitamente richiesti abiti comodi e scarpe basse, possibilmente non rumorose (evitare tacchi). «La cosa affascinante e unica dello spettacolo ci spiega il designer Giancarlo Dazzi dopo l'esperienza è che ogni spettatore potrà trarre un senso personale da ciò che ha visto: non importa quanto ha compreso della storia, né quali accostamenti mentali farà.

Certo è che da quell'edificio si esce diversi». Un progetto come Roseline, prodotto da Pulsarts (info al sito Roseline.com) e coinvolgente undici attori londinesi già calati nella parte al momento dell'ingresso del pubblico, è inedito in Italia.

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