"Ero sul palco, esplose un boato. E vidi Pino che mi raggiungeva"

"Ero sul palco, esplose un boato. E vidi Pino che mi raggiungeva"

Giuliano Sangiorgi*

Caserta. Palamaggiò. Dicembre 2013. Pino venne a trovarci sul palco e insieme ripercorremmo alcuni tra i suoi più grandi successi. Ancora oggi non riesco a trovare le parole per esprimere le emozioni di quell'attimo di eterno. Era il momento acustico di un tour super rock come quello della nostra storia semplice. Stavo cantando Un passo indietro, accompagnato dalla mia chitarra e da tutti voi, che eravate lì presenti. Mentre lo facevo, nascondevo l'emozione per quel regalo immenso che stava per arrivare. Per me, per tutti. Sarebbe apparso Pino e da lì, avremmo iniziato il nostro viaggio in libertà, tra fraseggi di chitarre pazze e dolci e una meravigliosa Napoli, che proprio lui mi aveva insegnato ad amare. Nessuno muoveva i primi passi su quelle sei corde, se non dopo aver fatto i conti con la grande maestria jazz-blues di Pino e i suoi accordi alieni. Ma non feci in tempo ad intonare i primi versi che un boato incredibile interruppe drasticamente la mia esecuzione. La folla urlava come non avevo mai sentito prima di allora. Era carica anche di altro, non solo di musica. Pino era salito sul palco, anticipando il suo ingresso a sorpresa: «Io amo questa canzone», disse a Lele nel backstage «Ma se entro ora è un problema per Giù?», chiese. «Tu si' pazz'!», rispose Lele, invitandolo a fare irruzione immediatamente. La mia reazione? Il tempo si fermò e con il cuore a mille cercai di andare dietro alle mie dita, continuando a farle muovere su quella chitarra imbarazzata. Pino mi venne dietro. Ad ogni fraseggio tornava un ricordo: i falò con i miei fratelli più grandi, Salvatore e Luigi, che mi portavano tra i loro amici per suonare i suoi pezzi. Ero piccolissimo, ma sapevo tutti i brani di Pino a memoria. Ci provavo, almeno. Ma intorno al fuoco era tutto un cantare e un sorridere d'estate. Erano tornate quelle estati lì, al solo tocco magico delle corde di Pino, un tocco unico in tutto l'universo. Ieri ero a Napoli, nella sua città, nel suo stadio, nel suo regno, insieme a tanti amici che come me lo hanno venerato e per sempre lo faranno. Avrei voluto entrare io a sorpresa, avrei voluto trovare ancora lui, vivo e in carne, ossa e musica. Avrei voluto provare a stupirlo, ma come si può stupire l'infinito che ha tutto dentro sé? Ci ho provato comunque con tutto l'amore e la gratitudine che ho per lui.

Ho chiuso gli occhi e ho cantato «in questa sera di giugno» il cielo è pieno di stelle e i tuoi occhi «hanno scritto» una canzone sulla mia pelle...». Grazie, Pino! Spero ti sia giunto il nostro amore tutto, ovunque tu sia! Napoli ti ha fatto sentire meno l'«appocundria». Come tu hai fatto sempre con noi!

* frontman dei Negramaro

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