Antonio Lodetti
Non ha la Sla come tutti pensano, ma «una malattia dal nome complicato che non ha senso definire se non in una rivista medica». È una malattia molto limitante ma Ezio Bosso la sta combattendo fieramente...Lo ha dimostrato con il suo clamoroso successo al Festival di Sanremo, lo dimostra adesso che - dopo sette anni di fatiche - torna al suo vero amore, la direzione d'orchestra, con una tournée partita da Mantova (della cui Orchetsra fu «prima parte» a 18 anni) e che girerà mezza Italia con prossima tappa il 5 a Bologna in Piazza Maggiore con l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, di cui è Direttore Principale Ospite. Per festeggiare il suo ritorno alla bacchetta, esce anche il disco Venice Concert, che documenta l'esibizione tenuta pochi mesi fa alla Fenice. «Amo la bellezza e la musica è soprattutto bellezza - racconta Bosso - finalmente mi sento meglio e posso tornare a dirigere a tempo pieno. Il mio recupero dal tasto di un pianoforte ed è arrivato finalmente alla bacchetta, da cui tutto è cominciato».
Quella di Bosso è una vocazione innata. «Sin da bambino giocavo a fare il direttore d'orchestra. Vengo da una famiglia umile e ho fatto fatica a farmi largo. però ho studiato all'Accademia di Vienna e per me è stata una scuola impagabile». Chi lo ha conosciuto attraverso quell'emozionante esibizione sanremese o attraverso l'album Twelve Rooms lo scoprirà ora nella sua autentica veste sia su disco che in concerto. «Da Beethoven deriva molto del musicista e dell'uomo che sono - sottolinea Bosso - ma l'elenco dei compositori che amo è infinito, anche se non posso non citare Bach e Il concerto per violino e la Sinfonia n. 4 di Mendelssohn, che ho eseguito nel concerto del ritorno alla Fenice». Per lui la musica è gioia e al contempo una cosa terribilmente seria: «La musica classica è conservazione della tradizione ma anche esplorazione, ricerca, voglia di trasportarla nell'attualità». È naturalmente curioso e ama anche la musica contemporanea: «Sono interessato alle opere di John Cage, Philip Glass, Pierre Boulez». E il pop? «Ne ho molto rispetto ma la mia musica è diversa. Le mie non sono canzoni, secondo me bisogna appartenere alla musica e raccontarsi attraverso di essa». Del successo sanremese si schermisce: «Ci sono andato proprio per vedere da vicino quel mondo e per proporre la mia opera e Chopin e farla arrivare ad un grande numero di persone a cui altrimenti non sarei mai arrivato. Per questo sono grato al festival». Un altro mito da sfatare è quello della sua militanza negli Statuto. «Sono sempre appartenuto alla musica classica. Ho suonato qualche volta con gli Statuto, che erano miei compagni di scuola, ma mi hanno cacciato perché suonavo troppe note e amavo Bach.
Anche Simon Rattle in passato si era dedicato ad altri tipi di musica». Da pochi giorni poi Bosso è stato nominato testimone e ambasciatore della «Mozart14», l'associazione che porta avanti in scuole, ospedali e carceri il progetto sociale di Claudio Abbado.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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