Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "Lucy"

Luc Besson dirige Scarlett Johannson in un blockbuster che mischia fanta-action, nozioni pseudoscientifiche e assunti new age

 Il film del weekend: "Lucy"

Non si può certo dire che Luc Besson abbia ritrovato la vena artistica degli esordi, ma deve aver compreso la ricetta per sbancare il botteghino perché il suo "Lucy" è un successo di pubblico oltreoceano e si appresta ad esserlo anche da noi.

La trama, ispirata al vecchio mito secondo cui gli esseri umani usano solo il 10 per cento del loro potenziale mentale, ha per protagonista Lucy (Scarlett Johannson), una studentessa ventiquattrenne che vive a Taipei. Per una serie di circostanze, la ragazza si ritrova prigioniera di trafficanti di droga che intendono usarla come corriere verso l'Europa e le inseriscono nello stomaco una sacca contenente una nuova sostanza chimica. A seguito di un pestaggio, il plico si rompe e il suo contenuto viene in parte assorbito dal corpo di Lucy che inizia a sviluppare capacità straordinarie tra cui telepatia, telecinesi e controllo sulla materia. Nella trasformazione che la conduce a diventare il primo essere umano con accesso completo al proprio potenziale cerebrale, avrà al fianco un neurologo (Morgan Freeman) e un poliziotto parigino (Amr Waked), con cui andrà anche a caccia dei suoi aguzzini.

Dopo aver interpretato l'intelligenza artificiale di "Her" e l'aliena di "Under the Skin", Scarlett Johannson continua a sperimentare; stavolta, oltre ad avvalersi di superpoteri come in "The Avengers" e a sfoderare il suo consueto sex appeal, indossa i panni di una specie di profetessa new age. Non è certo la prima delle eroine femminili regalateci da Besson, basti pensare alle protagoniste di "Nikita" e de "Il quinto elemento", ma Lucy rispetto a quelle ha qualcosa di più atavico e, allo stesso tempo, di più futuristico, come se fosse il Principio Femminile incarnato. Nell'omonimia con la "prima" donna, ossia l'australopiteco vissuto oltre tre milioni di anni fa e ritrovato nel 1974, echeggia il culto della Dea Madre; nella sua capacità messianica richiama, invece, le tradizioni filosofiche che vedono nel Femminile la via alla conoscenza.

Siamo di fronte ad un calderone colmo di riferimenti, più o meno consapevoli, ad altre pellicole; oltre che dalla propria filmografia, Besson sembra infatti pescare suggestioni da cult come "2001-Odissea nello spazio", "Matrix" e "The Tree of Life", nonché dai recenti e meno memorabili "Limitless" e "Transcendence". I tanti deejavù sono intervallati da filmati alla National Geografic. Dal punto di vista narrativo succede poco e il film scorre su due binari paralleli: da un lato azione e sparatorie, dall'altro nozioni pseudoscientifiche e riflessioni mistico-filosofiche. In tutto questo, una sola scena emotiva degna di nota in cui la protagonista telefona alla madre.

In sostanza si tratta di un blockbuster ironico, eccentrico, visivamente efficace e che, nonostante certi contenuti un po' confusi, sa intrattenere. L'importante è non fossilizzarsi sul fatto che molto di quel che nella pellicola è proposto come verità esistenziale universale, sia in realtà poco plausibile.

Ritmo e linguaggio giocoso servono ad attrarre un pubblico giovane che, c'è da augurarsi, uscirà dalla sala non solo divertito ma con qualche sano spunto di riflessione.

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