Matteo Sacchi
L'Aie ha deciso di firmare una joint venture con Fiera Milano per il progetto «Promozione del libro». Questo significa che per il Salone del libro di Torino, passato per una serie di pesanti traversie, di bilancio e giudiziarie, tira una bruttissima aria. Ne abbiamo parlato con Luca Beatrice presidente del Circolo dei lettori, una delle realtà culturali più importanti sotto la Mole.
Il Salone del libro di Torino è ormai fuori dai giochi?
«Non mi sento di dire che lo sia in modo definitivo, la partita non è chiusa. Però è chiaro che il modello attuale che ormai dura da 29 anni non è più sostenibile. Non ha tenuto conto delle mutazioni avvenute nel mondo del libro e non ha saputo rinnovarsi. Secondo me, hanno pesato molto la mancanza di una borsa dei diritti sul modello di Francoforte e la scarsa attenzione al digitale. Ora se Torino vuole rimettersi in corsa deve pensare ad un modello meno monstre, meno legato alla gestione pubblica. Una Fondazione per gestire un evento che dura una manciata di giorni non funziona».
Che ripercussioni ci possono essere sulla vita culturale della città?
«Come presidente del Circolo dei lettori io devo dire che noi siamo attivi 340 giorni l'anno. Quindi da questo punto di vista sono ottimista. Certo, poi va detto che nella sua riqualificazione Torino ha puntato sull'accoglienza e il turismo. Quindi il rischio di perdere un evento del genere deve far riflettere. Bisogna immaginarsi qualcosa di diverso, meno pubblico e più militante... Torino ha comunque dalla sua un evento che ha un nome e una storia quasi trentennale e questo è un capitale e ha un valore».
Ma possiamo immaginare che si vada verso due Saloni?
«Onestamente non credo sia una soluzione possibile, non credo che l'editoria italiana possa sostenere due Saloni».
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