La forza della Penelope tra Ungaretti e Rambaldi

Addio Penelope. Le Parche hanno tagliato l'ultimo filo dell'instancabile telaio, quello della vita

La forza della Penelope tra Ungaretti e Rambaldi

Addio Penelope. Le Parche hanno tagliato l'ultimo filo dell'instancabile telaio, quello della vita. Proprio in quelle vesti della regina di Itaca è più brillante il ricordo di Irene Papas, l'attrice greca di mediterranea e olimpica bellezza che alle nostre latitudini ha trovato una popolarità mai tramontata. Era il '68, l'anno della contestazione giovanile e dei pugni alzati in segno di sfida ai fascisti borghesi e, in una temperie sociale incline a tumulti e proteste, la Rai mandava in onda otto puntate che fecero epoca. Non solo perché l'Italia si fermò a guardarle e i genitori piazzavano i ragazzi davanti alla tv a imparare l'Odissea ma anche perché quello che allora si chiamava sceneggiato si sarebbe trasformato nella serialità che oggi monopolizza il piccolo schermo.

Era il '68, primavera appena cominciata. La prima serata, il 24 marzo, apparve un volto dei più famosi, il poeta Giuseppe Ungaretti, con barba bianca alla Hemingway. Leggeva e commentava le pagine di Omero con indimenticabile voce sofferta e roca. Gli effetti speciali - la caverna di Polifemo e il gigante monoculare - furono figli di un nome destinato all'onore degli Oscar, Carlo Rambaldi, agli esordi alla ribalta cinematografica prima di approdare alla giurisprudenza (avrebbe costruito il pupazzo di Pinelli per le indagini sulla morte dell'anarchico) e successivamente a Hollywood legando per sempre il suo nome ad Alien ed E.T.

Fu la spettacolarità a staccare l'Odissea dalle altre produzioni Rai. Una strategia avveniristica che consentì le riprese a colori di un film destinato a una televisione in bianco e nero che intravvedeva la possibilità di vendere il prodotto su mercati dove il colore non era così remoto. Non si trattò di un esperimento ma, di fatto, lo fu. Girato negli studi De Laurentiis e in esterni nell'allora Jugoslavia, l'Odissea fu una miniera di talenti. Diretta da Mario Bava, Franco Rossi e Piero Schivazappa quella serialità oggi a noi familiare ma allora precorritrice radunò molte celebrità tra attori e doppiatori.

Fra questi spiccava una Irene Papas poco più che quarantenne per incarnare la donna più fedele della mitologia storica dopo aver girato con Steno e Monicelli la commedia Le infedeli.

Sembrò un bisticcio o un capriccio ma era tutto vero. In tv entrò nelle case di tutti gli italiani. E l'anno dopo venne Z - L'orgia del potere di Costa-Gavras, anch'esso a suo modo profetico. Il pionierismo tracciato dall'Odissea era la cifra della sua arte.

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