«La televisione americana è spesso talmente ridicola e assurda che non c'è bisogno di farne la satira. Ci pensa da sola... Ci sono giornalisti economici, sulla Cnn così come su Cnbc, che non sono poi così distanti dal Lee Gates di Money Monster. Quando il confine fra informazione e intrattenimento diventa invisibile, non esistono più regole ed è il cinismo a farla da padrone. Detto questo, il film non è solo o tanto una critica del lato oscuro della finanza, parla della tecnologia, e di come condizioni le nostre vite, nel bene e nel male, parla della mediatizzazione degli individui, dell'idea che il successo passi per il denaro o per la celebrità».
Jodie Foster arrivò la prima volta a Cannes che non aveva ancora tredici anni ed era la prostituta-bambina di Taxi Driver. Quarant'anni dopo, ha due Oscar all'attivo come attrice, quattro film come regista e per il suo Money Monster, ieri fuori concorso al Festival, si è potuta permettere come protagonisti due campioni d'incasso, premi Oscar anche loro, quali George Clooney e Julia Roberts. Il risultato, è garantito, al netto di qualche lungaggine e un eccesso di semplificazione.
Per quanto la televisione italiana sia criticabile, un programma sul genere sembra pura fantascienza. Siccome però tutte le mode da noi arrivano da oltreoceano, sarà meglio mai dire mai... Del resto, non è che noi italiani ce ne stiamo con le mani in mano: non siamo già passati dalle banche come sinonimo di garanzia per i loro clienti al nuovo format truffaldino modello Banca-Etruria?
Dunque, Lee Gates è un giornalista economico animatore di una trasmissione che ha come tema principale la Borsa. Consiglia investimenti, spiega il mercato azionario, si interroga, per modo di dire, su Wall Street e i suoi segreti. «Non facciamo del giornalismo d'attacco, d'inchiesta. Non facciamo giornalismo, semplicemente», dice per rassicurare la responsabile dell'ufficio stampa di una società che ha appena perduto 800 milioni di dollari... Fra uno stacchetto musicale, un balletto, spezzoni di vecchi film, colpi di fischietto e altre amenità sonore, Lee è insomma il reuccio di un programma spazzatura che fa della irresponsabilità la sua ragione d'essere. Se ciò che lui consiglia si rivela esatto, se ne prende il merito, se sbaglia, la colpa è della finanza. «Non è una scienza esatta»...
Succede però che un povero disgraziato, Kyle Budwell (Jack O'Connel sullo schermo) investe i 50mila dollari ricavati dalla vendita della casa materna proprio in quelle azioni così raccomandate da Lee, Ibis Clear Capital è il nome del fondo, quello stesso del crack da 800 milioni di dollari prima citato e appena avvenuto. Erano tutti i suoi soldi, la sua compagna, che non sa nulla, aspetta un figlio e lui va fuori di testa. Vuole sapere il perché, non si accontenta della inesattezza scientifica dell'economia... Così si intrufola nello studio televisivo, sequestra a mano armata il conduttore, gli mette un giubbetto esplosivo addosso e minaccia di farlo esplodere se il titolare dell'Ibis non gli darà risposte convincenti. Il tutto avviene in diretta.
«Quando Jodie mi ha mandato il copione, ho accettato subito» dice Clooney. «Era interessante questo aspetto incontrollabile della sfera finanziaria, dove quando le cose vanno male non si sa mai di chi è la colpa, ma l'unica cosa certa è che a rimetterci saranno i piccoli investitori. E poi c'era il lato umano del mio personaggio, un uomo brillante, ma vuoto, in fondo un fallito. Un paio di divorzi, un figlio di cui sa l'esistenza solo perché passa l'assegno di mantenimento, uno che sta per essere lasciato anche dalla sua regista». La regista è Julia Roberts, quella che con l'auricolare gli dice cosa fare e dove guardare, la stessa che quando il sequestratore entra in scena, lo microfona e così da vittima del sistema lo trasforma di colpo in complice, per quanto involontario, dello spettacolo, perché poi anche quest'ultimo è il frutto di una società ossessionata dal denaro e dall'apparire. «Il fatto è dice ancora Clooney - che non è sufficiente avere dei canali televisivi all news per essere veramente informati. Guardate il successo di Donald Trump. Non c'è nessun giornalista che lo metta di fronte all'enormità delle cose che dice: sull'emigrazione, sulla geopolitica, sull'economia. Ci si accontenta dell'effetto, dello scandalo. Naturalmente, Trump non diventerà presidente.
La paura come arma elettorale non paga e non metteremo la paura al governo degli Stati Uniti». A riportare la discussione sul film ci pensa a modo suo Jack O'Connell: «Ho accettato il ruolo perché l'idea di sequestrare George e di farlo saltare in aria era troppo allettante».
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