«Datemi una lettera un po' cicciottella, mettetela su una maglietta, scriveteci Banksy e siamo a posto. Possiamo venderla anche subito. Non è mancanza di rispetto verso Robert, credo sia un artista eccezionale. Credo abbia ribaltato il mondo dell'arte». Robert?
È andata così: Goldie, musicista elettronico britannico con un passato da artista di graffiti, durante una intervista si è lasciato sfuggire il nome di battesimo - Robert - di Banksy, lo street artist più famoso del mondo, famoso anche per il fatto che, da vent'anni a questa parte, ha sempre tenuto nascosta la sua identità. E siccome uno degli indiziati più sospettati di essere Banksy è Robert Del Naja, musicista dei Massive Attack, la gaffe di Goldie ha fatto subito pensare a Del Naja. Anche perché Goldie e Del Naja sono amici di lunga data e negli anni Ottanta parteciparono insieme a una grande battaglia fra i graffitari del Regno. Lo stesso Goldie ha capito di avere parlato troppo: dopo la frase rivelatrice ha fatto una pausa di qualche secondo. L'intervista era all'interno di un programma podcast che si intitola Distraction Pieces, quindi si può capire: si è distratto un pochino.
Lo scivolone di Goldie non sarebbe così indicativo, se già i sospetti non si fossero concentrati da tempo su Robert Del Naja. Lo scorso anno, dopo una inchiesta durata mesi, il giornalista Craig Williams aveva concluso che dietro Banksy si nascondesse proprio il musicista, che ha scelto 3D come nom de plume. Motivi principali: Del Naja è un graffitaro; è di Bristol, la città di Banksy; e, soprattutto, opere di Banksy sono apparse in varie città del mondo subito dopo le tappe del tour dei Massive Attack, per esempio a Melbourne nella primavera del 2003 o a San Francisco nella primavera del 2010.
L'ipotesi di Williams è che Banksy sia un collettivo (i membri della band britannica appunto) guidato da Del Naja. Il quale ha sempre negato: «Siamo tutti Banksy» ha detto una volta durante uno spettacolo. E ancora, come ricorda il Telegraph, per spiegare la concomitanza fra opere e tappe del tour: «È un amico. È stato ad alcune delle serate. È soltanto una questione di logistica e di coincidenze, niente di più». Spiega l'Independent che Del Naja aveva definito la storia di Williams «buona, ma purtroppo non vera». Eppure l'introduzione al libro dello stesso Del Naja (3D and the Art of Massive Attack, pubblicato nel 2015) è firmata... da Banksy. Insomma le «coincidenze, niente di più» iniziano a essere molte.
Il fatto è che, per anni, parte del fascino dei lavori di Banksy si è basato proprio sul suo anonimato, sul mistero nascosto dietro opere così pubbliche come i graffiti. È anche per questo, non solo per i suoi messaggi anti establishment, che è diventato il re della street art, con merchandising che vale milioni (come ha sottolineato l'amico Goldie nell'intervista...
) e collezionisti disposti a spendere cifre a sei zeri (come Brad Pitt e Angelina Jolie). Ora che l'identità è svelata, ora che non è più sfuggente come le «apparizioni» dei suoi graffiti, che ne sarà della sua fama e del suo valore? Ah, Goldie, visto il tuo nome dovresti saperlo che il silenzio è d'oro...
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