Glamour, trasgressiva, ironica Julie Andrews è la star perfetta

Leone alla carriera per l'attrice inglese che prese l'Oscar per «Mary Poppins». Da lì in poi si è sempre reinventata

Stenio Solinas

da Venezia

Luca Guadagnino, il più hollywoodiano dei nostri registi, la definisce «un'artista sovversiva» e la sua arte «un'arte della vita»... Lei, Julie Andrews, Dame Commander of the British Empire e icona di quel cinema che non ha età, ringrazia e un po' si commuove: «Da ragazzina, cantavo molte arie in italiano, le arie operistiche, ma ne ignoravo il significato e non è che la mia conoscenza linguistica in materia sia da allora molto migliorata...

Questo Leone d'Oro alla carriera datomi dal più importante festival cinematografico del mondo è per me una gioia e mi fa anche capire quanto sia stata fortunata a fare questo mestiere.

Perché il cinema, il bello del cinema, è nella sua capacità di unire le persone, e lo stesso vale per gli attori e i registi, il loro rapporto di simbiosi con il pubblico.

E vorrei dire ai giovani talenti che si avvicinano a questo mondo dove ho passato gran parte della mia vita, di restare fedeli ai loro sogni»...

Quando nel 1964 la ventisettenne Julie Andrews esplose sugli schermi interpretando Mary Poppins, era già una stella del teatro inglese e di Broadway.

Era lei la My Fair Lady della commedia musicale omonima, nonché la regina Ginevra di Camelot, il musical più amato dall'allora presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy...

A recitare aveva però cominciato molto prima, ancora ragazzina, nei vaudeville di provincia con cui un'Inghilterra prostrata da una Seconda guerra mondiale che pure aveva vinto, cercava di far dimenticare il tesseramento dei generi alimentari e la socializzazione del sistema sanitario.

La vita, insomma, l'aveva fatta crescere troppo in fretta, dandole una maturità frutto dell'esperienza e lasciandole però l'innocenza e la curiosità proprie di chi si riservava per il futuro quella giovinezza che sul momento aveva dovuto mettere da parte. Si spiega anche così la sua carriera, tanto più straordinaria se si tiene conto che al suo debutto cinematografico vinse subito l'Oscar e appena due anni dopo, con The Sound of Music (Tutti insieme appassionatamente è il titolo italiano), metterà il suo volto e la sua voce al servizio di quello che è a tutt'oggi uno dei film più visti dell'intera storia del cinema... Nello spazio ristretto però che separa le due pellicole, la Andrews aveva già trovato il modo di prestare il suo talento a un genere completamente diverso, quel Tempo di guerra, tempo d'amore che resta una delle più belle e più amare commedie sentimentali mai girate in bianco e nero, l'amore infelice fra un'autista dell'esercito inglese e un ufficiale americano, quest'ultimo interpretato da James Garner. Quasi vent'anni dopo, è sempre la stessa coppia di attori a ritrovarsi in Victor/Victoria, che non a caso è il film proiettato ieri per celebrare il Leone d'Oro alla carriera, indiavolata commedia en travesti degli equivoci e degli inganni, conferma di un talento dove ironia, senso scenico, scioltezza fisica, la fanno da padroni...

Il regista di Victor/Victoria si chiamava Blake Edwards e con Julie avrebbe dato vita a un sodalizio non solo artistico, S.O.B., Ten That is life!, ma sentimentale fin dal 1969, quando i due si sposeranno. E proprio in S.O.B. satira beffarda dell'industria cinematografica americana, la Andrews si divertirà a ironizzare su quell'icona prude e asessuata che proprio all'inizio della carriera l'aveva imposta.

Ricapitolando, «l'arte sovversiva» a cui Guadagnino ha reso omaggio nello spiegare il perché del premio, è la cifra

interpretativa di un'attrice che non si è mai cullata sugli allori, non ha mai sfruttato passivamente il successo, ha sempre mischiato glamour e trasgressione, curiosità e rigore, malinconia e bellezza.

Praticamente perfetta...

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