Cultura e Spettacoli

I favolosi Ottanta (anni) di Renato Pozzetto. Snobbato dai critici e adorato dagli italiani

L'attore simbolo di una stagione lontana gode ancora di grande popolarità, anche fra i giovani. E da giorni è celebrato da televisioni, social e web

I favolosi Ottanta (anni) di Renato Pozzetto. Snobbato dai critici e adorato dagli italiani

Nato nell'anniversario della presa della Bastiglia, alla fine ha conquistato il cinema italiano nei meravigliosi attenzione, iperbole contro i negazionisti anni '80, gli stessi che ha compiuto proprio ieri. Scrivere di Renato Pozzetto il giorno dopo il suo compleanno fa capire che cosa vuol dire essere veramente «popolari» in Italia. Dove non è facile essere amati da tanti né tantomeno mettere d'accordo tutti: destra, sinistra, Nord, Sud e Centro. La prova? I social si sono trasformati in un lungo tappeto ricamato da continue citazioni, meme (il più gettonato quello con la foto di Sylvester Stallone «separato alla nascita») e, soprattutto, link di YouTube con spezzoni dei film di Pozzetto su Twitter è arrivato a essere secondo nelle tendenze e delle sue battute più famose («eh la madonna!», «tovaglia a metro, taaac!», «signora non ho mica paura che m'inculi ho paura che mi morda» detto alla padrona dell'alano «buono perché castrato»). Anche solo così, con questi tasselli slabbrati di qualità filologica Vhs, si può ricostruire il puzzle di un pezzo importante della commedia all'italiana.

In Italia mancano tradizionalmente studi sugli attori e non esiste una storia della produzione del cinema. Ecco, Renato Pozzetto è il paradigma dell'unione felice tra il lavoro attoriale, minimale mai gigionesco, e il successo al botteghino. Forse anche per questo la critica l'ha un po' snobbato. A parte le incursioni nel cinema d'autore come quello di Alberto Lattuada, un altro grande lombardo che lo diresse nel 1976 in Oh, Serafina!. Curioso perché proprio con Lattuada, in Cuore di cane, esordì qualche mese prima Cochi Ponzoni che, con Pozzetto, ha formato una delle coppie comiche più all'avanguardia del nostro cabaret. La loro comicità impalpabile ma sulfurea, nonsense, è stata anche definita surreale che però «non significa irreale sottolinea Pozzetto credo sia invece un modo fantasioso di tradurre modi e sentimenti della vita vera». E da dove veniva questa vita vera? Qui il racconto di un artista, che è sempre rimasto un ragazzo di campagna come il film di Castellano e Pipolo (a proposito c'è chi si è divertito a fare un finto ma realistico trailer in versione Black Mirror), si intreccia con quello di un territorio. È Milano e la sua periferia tra gli anni Cinquanta e Sessanta: «Sono cresciuto - ha raccontato Pozzetto - a Porta Ticinese. La mia zona malfamata aveva il nome esotico e un po' sinistro di Baia del Re. Lì giravano moto e macchine truccate». È una generazione che calca i palchi e frequenta punti di ritrovo come La Muffola, il Cab 64 o il Derby Club, accompagnati da «il Beckett dell'Idroscalo, il dottore prestato al mondo del cabaret, il grande Enzo Jannacci» come scrivono giustamente Andrea Ciaffaroni e Sandro Paté in Cochi e Renato. La biografia intelligente di Sagoma editore con la comica prefazione di Maurizio Milani.

Milano città non-stop da vivere di notte, con le osterie - Cochi dixit - come «una grande enciclopedia umana» e il Bar Gattullo «un grande laboratorio gastronomico-teatrale» come ha scritto Beppe Viola nel fondamentale e introvabile Cochi e Renato, preistoria di una coppia chiusa in un Pozzetto. Una città in cui il duo vedeva Jannacci in uno spettacolo di Dario Fo e poi di corsa all'osteria dell'Oca d'Oro a conoscere Piero Manzoni, Lucio Fontana e Dino Buzzati. Per finire su un palco insieme a Felice Andreasi e Lino Toffolo prima di approdare in tv grazie a Marcello Marchesi, Enrico Vaime e Tiziano Terzoli con il grandissimo successo di Canzonissima del '74. Infine il cinema, insieme solo nel 1976 in Sturmtruppen di Salvatore Samperi, poi due carriere parallele con Pozzetto che conosce il grande successo grazie anche a Adriano Celentano, Carlo Verdone, Enrico Montesano, Paolo Villaggio, Eleonora Giorgi, Ornella Muti e Edwige Fenech. Per celebrarlo, Cine 34, il canale in chiaro di Mediaset, gli dedica fino al 19 luglio la «domination Pozzetto 80» con dieci suoi film in prima e seconda serata. Ecco stasera il tandem La casa stregata e Oh, Serafina!, domani Piedipiatti e Noi uomini duri, il 17 Mia moglie è una strega e Grandi Magazzini, il 18 7 chili in 7 giorni e Le comiche, per finire il 19 con Le comiche 2 e Le nuove comiche. Mentre domenica, alle 17,35 su Rai Radio 2, Pozzetto duetterà con un altro grande «cabarettista» come Nino Frassica nel suo Programmone Story - Versione estiva.

Il suo prossimo ruolo sarà nel film che Pupi Avati sta girando sulla famiglia Sgarbi, come padre di Vittorio. In attesa di veder coronato il suo progetto di ragazzo di campagna 3.

0 ambientato sul Bosco verticale di Milano dal titolo Una mucca in paradiso.

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