Cultura e Spettacoli

I Jersey Boys e il musical che sa di Sogno Americano

Nell'ultimo film di Eastwood la vita e la carriera dei Four Seasons, band di straordinario successo negli Usa tra la fine degli anni '50 e la seconda metà degli anni '60

I Jersey Boys e il musical che sa di Sogno Americano

Un musical record a Broadway e nel West End, una storia che sa di Sogno Americano ma anche, e tanto, di vecchi legami, di amicizia e di New Jersey, quel luogo dove si affollano gli italo-americani, dove il vicino di casa può essere un gangster accomodante o spietato, e dove se stringi la mano a qualcuno è come se avessi firmato un contratto. E dove non a caso sono nati sodalizi come quello tra Bruce Springsteen e la E Street Band, immuni alle insidie del tempo e degli acciacchi personali. È senza dubbio questa - oltre a una parabola musicale interessante per lui, musicista oltre che uomo di cinema - la cornice che ha intrigato Clint Eastwood nel trasformare il musical “Jersey Boys” di Rick Elice e Marshall Brickman in un film liberamente ispirato. Esce nelle sale il 18 giugno (distribuzione Warner Bros. Pictures Italia) “Jersey Boys”, pellicola fitta di musica incentrata sulla vita e sulla carriera dei Four Seasons, band di straordinario successo negli Usa tra la fine degli anni '50 e la seconda metà degli anni '60. Guidati dalla voce originale per l'epoca (dotata di un falsetto rivoluzionario) di Frankie Valli, i Four Seasons inanellarono hit come “Sherry”, “Stay”, “Rag Doll”, “Walk Like A Man” fino al 1967, dopodiché si gustarono un ritorno sotto i riflettori nel 1975 con la scattante e ottimista “December 1963 (Oh, What A Night”), per poi scomparire dalle scene. Per lui, il vecchio Frankie Valli duro a lasciare il microfono, un ultimo trionfo sarebbe avvenuto sulle note di un infallibile brano dance, quel “Grease” destinato a fare da title-track all'omonimo film con John Travolta e Olivia Newton-John, uscito nel 1978 con la regia di Randal Kleiser. Una canzone e un musical che segnarono a fuoco una generazione.

La parabola del piccolo italoamericano, ex aiuto barbiere Francis Stephen Castelluccio in arte Frankie Valli (qui interpretato dallo stesso protagonista del musical teatrale a Boradway John Lloyd Young) e dei suoi sodali il chitarrista Tommy DeVito (Vincent Piazza), il bassista Nick Massi (Michael Lomenda) e il tastierista e compositore Bob Gaudio (Erich Bergen) passa attraverso i classici scalini verso la fama: la fame degli esordi, l'entusiasmo dei primi successi, le donne (alle quali, a differenza dei compagni, il fedele cattolico Frankie si negò fino a quando il suo matrimonio resse), i problemi di rivalità e di vanità da gestire nella band, i debiti contratti da DeVito con alcuni pericolosi gangster e la dura scelta di Valli di estinguere cantando, con le sue sole forze, il debito del vecchio e problematico amico di quartiere. Da segnalare, nel ruolo del boss Gyp De Carlo protettore e fan di Frankie Valli, il pressoché infallibile Christopher Walken, vero valore aggiunto al film. La storia dei Four Seasons, incredibilmente, tirò diritta discograficamente e musicalmente fino a una stagione per loro del tutto aliena. Di lì a poco (anzi a ben vedere il processo era già cominciato nel 1966) le sperimentazioni psichedeliche nel pop e nel rock sarebbero diventate uso e consumo del grande pubblico. Un altro mondo.

La stagione migliore era finita per i Four Seasons.

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