I registi contro Chailly: "Non doveva interferire"

Ecco perché Leiser e Caurier hanno mandato a quel paese il direttore: aveva cancellato scene sessualmente esplicite

I registi contro Chailly: "Non doveva interferire"

Non c'è dubbio. I colpi di scena più gustosi si consumano dietro le quinte. Prendiamo Giovanna d'Arco, il titolo della Prima della Scala. Sembrava la Prima scaligera più serafica degli ultimi anni. Applausi lunghi, convinti e per tutti. Ma a sipario calato, le tensioni cumulate sono sfociate in scontro aperto fra i registi e il direttore d'orchestra Riccardo Chailly. Lo spettacolo è appena finito, e in palcoscenico Chailly ringrazia cantanti, coro, orchestra e maestranze, ma non degna d'attenzione i registi Moshe Leiser e Patrice Caurier. A quel punto, Leiser dice «sono qui», e prosegue con tutto il carico di ironia che ha in corpo: «Congratulazioni, maestro». Lo ripete e, non ricevendo risposta, sbotta con tanto di «str... di merda»: la erre non è mosciamente francese, ma da tritacarne. Scatta perfino un applauso. Chailly non raccoglie, e se ne va. Raggiunge il camerino con un viso tesissimo. Non si presenterà neppure alla cena istituzionale. Dove invece presenzia un Leiser ciarliero.Prima dello scontro cos'era accaduto? Lo spettacolo in scena lunedì sarebbe stato diverso se non fosse intervenuto Chailly. Passi l'idea della fanciulla protagonista che non è Giovanna d'Arco, ma sogna di esserlo. Va bene il viaggio in quella testa delirante. L'impianto è approvato da tempo, alla famosa cattedrale - per esempio - si lavorava nei laboratori scaligeri dalla primavera. Ma i registi si fan prendere la mano. E il direttore non ci sta. I demoni irrompono e lo prevede anche il libretto, ma le scene di sodomia no: il direttore le bandisce. Via anche certi angeli goffi. Irritano i gesti espliciti di sesso nel lettone di Giovanna d'Arco. Chailly smussa, leva, depura lo spettacolo. Nel frattempo, il direttore cambia disposizione del coro, dei cantanti, perché prima viene la musica. La regia non gradisce, o almeno, non a lavori ormai in corso, c'è chi dice quasi ultimati. Leiser, raggiunto ieri a Tel Aviv, non vuole commentare. Però su una cosa è esplicito: «Deve essere chiaro il rapporto fra regia e direzione d'orchestra, ognuno deve fare il proprio lavoro, non dovrebbero esserci interferenze di ruoli». Dispiaciuto per lo sfogo, si è poi scusato? Nessuna risposta. Quanto al soprano Anna Netrebko, la bravissima protagonista. Anche lei ha apprezzato l'idea del sogno, eccetera, ma l'ultima parola è la sua. «La Netrebko è la miglior Giovanna d'Arco sulla faccia della terra» dice Leiser che però loda subito Cecilia Bartoli perché è diva ma è pure collaborativa. Altro intoppo, dunque, per i due registi che lasciano un teatro che ha dispensato «un regalo avvelenato»: così dissero alludendo (non solo, dunque) al difficile libretto. E' un duo caro al sovrintendente Alexander Pereira, loro estimatore sin dai tempi di Zurigo. Diplomatico e conciliante, lunedì, ha ringraziato calorosamente Leiser. Così come è ormai saltata alla Scala (chi li chiamerà più?) la coppia Leiser& Caurier, lo stesso accade per il regista Graham Vick individuato, in un primo tempo, per produrre La Fanciulla del West che Chailly dirigerà a maggio. Anziché Vick, ci sarà Robert Carsen. Anche qui, vi sono divergenze interpretative dell'opera fra Chailly e Vick. I due numeri uno della Scala, sovrintendente e direttore generale, sembrano percorrere strade diverse. Di qua, una sovrintendenza-pop che porta i complessi scaligeri in aeroporto (Elisir di Donizetti) e in piazza Duomo per la seratona pro-Expo.

Di là, una direzione musicale che richiama alla sobrietà di linee registiche forte del motto della città in cui ha lungamente lavorato: «Verum gaudium res severa est». Gioia austera: molto austera nella Scala degli ultimi tempi.

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