"Indosso maschere da quand'ero bambina e non ho mai smesso"

Da giovedì 18 l'attrice nel suo primo show su Raidue: "Arrivo dove ho sempre sognato"

"Indosso maschere da quand'ero bambina e non ho mai smesso"

Signora Raffaele: finalmente ce l'ha fatta. Da giovedi 18 su Raidue per quattro puntate debutterà col suo primo one-woman-show: Facciamo che io ero. Che significa questo per lei?

«È come quando parti da lontano e arrivi nel posto che, fin da bambina, era la tua meta. Per questo il titolo è la frase che i bambini dicono quando giocano ad essere qualcos'altro. Mi metterò tutte le mie maschere: tutte quelle che ho indossato in questi anni, e altre ancora. E chiederò ai miei ospiti (fra i tanti Roberto Bolle e Gabriel Garko) di giocare ad esser quel che non sono mai stati. O avrebbero desiderato diventare».

E fra le tante maschere, ci sarà anche la sua; quella di Virginia Raffaele.

«Si userò anche la mia vera faccia per duettare, cantare, improvvisare. Ma non è detto che non sarà più difficile. Quando imito un personaggio mi nascondo dietro di lui o invece facendogli dire le cose che lui ed io stessa non avrei il coraggio di dire - mi espongo ancora di più? E' amletica, la faccenda! Un vantaggio però l'avrò: non mi arriveranno querele. Ad auto-querelarsi non sarebbe capace nemmeno Anna Oxa».

Ma in che modo passerà dalla sua vera faccia a tante altre diverse?

«Avrò tre palchi diversi, come in un circo a tre piste, dove maschere vere si alterneranno alle fasulle, e viceversa. Per esempio la mia Donatella Versace riceverà ospiti autentici, che potrebbero però anche fingersi qualcos'altro...»

A quali stili d'imitazione s'ispira? Quella meticolosa di un Noschese o quella impressionistica di un Sabani?

«La verità è che io non ho mai voluto fare l'imitatrice. Adoro invece interpretare. Per questo, fra i miei idoli non ci sono veri imitatori ma grandi attrici comiche; stravedo per Franca Valeri, Bice Valori, Monica Vitti, Anna Marchesini. Le studio tutte, continuamente, su Youtube. E poi faccio come Tom Ponzi: investigo su quel personaggio, mi documento, cerco di sapere tutto su lui, per immaginare anche quello che lui non mostra. È così che sono nate le parolacce della Fracci!»

Quali parolacce dice?

«Nessuno lo sa, perché nessuno ha mai sentito la divina dire le parolacce. Così io ho provato a immaginarmele. Beh: un giorno la Fracci vera mi fa: Quando danzavo con Nurejev, e lui mi strattonava, mentre nessuno mi sentiva dicevo proprio quelle parolacce lì!».

È singolare che lei non scelga mai di trasformarsi in personaggi d'attualità...

«Non faccio satira politica, semmai talvolta di costume, perché non m'interessa rifare quella persona, ma il mondo che si porta dietro. La sua anima. Sandra Milo, ad esempio. La vidi da Fazio e mi affascinò che una signora di ottant'anni potesse avere ancora una visione fanciullesca della vita. E mi dissi: Per cinque minuti voglio essere come lei!».

E ha mai desiderato interpretare un personaggio che, nella realtà, le sta profondamente antipatico?

«Ma un attore è affascinato proprio dalle negatività altrui! Quando interpreti un assassino provi simpatia per lui? No. Però ti affascina. Cosa c'è di più divertente di un antipatico?».

E cosa prova quando diventa un'altra persona?

«È come quando sali sulla giostra. Divertimento allo stato puro. E non vorresti scendere più».

Se qualcuno dicesse che lei è l'anti-Crozza?

«Lo prenderei come un complimento. Anche se in realtà siamo piuttosto diversi. Lui fa satira e usa, tutt'al più qualche parrucchetta. Io interpreto dei mondi interiori. E, con otto chili di trucco sulla faccia, cerco solo di divertire il mio pubblico».

E le persone che imita? Si divertono anche loro?

«Sono creature umane, hanno reazioni umane. C'è chi ride, chi si offende, chi nemmeno ci fa caso. Da parte mia non credo d'aver mai dato prova di cattiveria gratuita. Cerco di essere garbatamente provocatoria».

Quand'era bambina lo diceva anche lei facciamo che io ero?

«Non dicevo altro. La prima volta avevo nove anni.

Era carnevale; ma invece che da principessa o fata turchina, mia madre mi travestì da vecchia. Beh: pare che per tutto il giorno abbia camminato zoppicando, e con la gobba. Giocavo già allora. E il bello è proprio questo: non ho mai smesso di farlo».

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