In fondo è stata lei la vera sorpresa di AmaSanremo, le serate di Raiuno che terminano stasera e hanno scelto i giovani artisti pronti a giocarsi la partecipazione al Festival nella finale del 17 dicembre. Lei, Beatrice Venezi, direttrice d'orchestra chiamata a dirigere in tutto il mondo ma lontana dalla nicchia snob nella quale spesso si rintanano i musicisti classici, è nella giuria con Piero Pelù, Morgan e Luca Barbarossa. «C'è un filo rosso che unisce il melodramma e la grande canzone d'autore che nei decenni è passata dal Festival», spiega questa fascinosa trentenne che ha davvero la forza di zittire i luoghi comuni. Intanto guai a chiamarla direttrice, lei è un «direttore» d'orchestra. E guai a sottovalutarla, è competente ed empatica, non è soltanto un direttore con la bacchetta. «E cerco sempre una apertura popolare nei confronti della musica classica», spiega con un entusiasmo difficile da ignorare.
Ma come mai è finita a valutare le nuove proposte del Festival di Sanremo?
«A dire il vero, non saprei proprio spiegare come mi abbiamo trovato. Forse il direttore di Raiuno, Coletta, ha seguito qualcuna delle mie interviste in Rai».
Stasera è l'ultima puntata. Bilancio?
«Abbiamo ascoltato artisti che tracciano un panorama molto variegato. Molti hanno mostrato di avere una propria identità, che magari è troppo forte per il Festival, ma che comunque c'è. Altri sono innovativi ma accessibili per un contesto del genere».
Che cosa le ha dato più fastidio di questo nuovo panorama?
«Trovo eccessivo l'uso dell'autotune (l'effetto che modifica la voce, ndr). Può andare bene per chi fa rap o trap. Ma chi affronta la canzone italiana non può che usare la propria voce. E non può che avere una bella voce. Si deve saper cantare, insomma».
Oggi non sempre la si pensa così. Eppure è quasi ovvio.
«La qualità della voce deve restare una discriminante, se non altro perché Sanremo resta una competizione canora».
Spesso la cosiddetta «sperimentazione» maschera limiti oggettivi degli interpreti.
«In ogni caso preferisco i ragazzi che provano sul serio a sperimentare a quelli che seguono i cliché e non portano idee innovative».
Spesso si crede però che la «sperimentazione» allontani il grande pubblico.
«Io penso che non si debba mai sottovalutare il pubblico».
Ad AmaSanremo ha conosciuto il padrone di casa, Amadeus.
«Un vero signore. Quando ci siamo conosciuti mi ha detto che si parla spesso di valorizzare i giovani ma poi alle parole non seguono i fatti. Lui invece ce la mette tutta».
In giuria con lei ha trovato il rocker Piero Pelù. Praticamente il diavolo e l'acqua santa.
(Ride, ndr) «In realtà il nostro trait d'union è sua moglie, anche lei direttore d'orchestra... Abbiamo spesso punti di vista diversi, ma mi sono anche trovata d'accordo con lui».
C'è anche Morgan.
«Ha una sterminata cultura musicale e una capacità di analisi davvero sorprendente. Ha del geniale, insomma. Una volta, in albergo, ho assistito e partecipato a una discussione tra lui e Arisa, che era veramente divertente e particolare».
E Luca Barbarossa?
«È estremamente elegante. Ma soprattutto ha la vocazione di padre nei confronti di questi ragazzi che vengono a farci ascoltare le proprie canzoni. Anche con loro lui è stato sempre un vero signore».
Scusi, Beatrice Venezi, e se a questo punto la chiamassero anche nel cast del Festival di Sanremo?
«Per me sarebbe un grande onore. Sarebbe una consacrazione nell'immaginario popolare che il Festival di Sanremo ha sempre custodito e contribuito a creare».
Nel caso, che cosa farebbe?
«Il mio sogno è quello di portare pillole di classica sul palco dell'Ariston, se non altro perché la lirica è stata appunto un progenitore della canzone italiana».
Ha già qualche idea?
«Dirigerei ad esempio il Va pensiero per coro. Un intermezzo sinfonico come La Cavalleria Rusticana e un'aria, come il Nessun dorma. Ma sono idee così, pensate al volo».
A proposito, la pandemia avrà fermato anche lei.
«Eh sì, avrei dovuto dirigere in Argentina e Brasile, ma non è stato possibile. A dicembre probabilmente tornerò sul podio a Milano e a Napoli. A gennaio poi dovrei essere in Francia e poi a Londra. Ma vedremo».
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