Telefonano in 120 al giorno. E solo per sbobinare le richieste di chi vuol partecipare ci vuole mezza giornata. Forse è partito col piede giusto Parliamone... sabato: il people show del sabato pomeriggio di Raiuno "che - premette la conduttrice Paola Perego - però è ancora un esperimento. Non si pone ancora obbiettivi d'ascolto; lo costruiamo ancora con un work in progress. Ma, incrociamo le dita, pare proprio che funzioni".
E allora perché era così perplessa, prima d'accettarlo?
"Il fatto è che all'inizio ci sono stati problemi di budget, ipotesi mai realizzate... Finché proprio la forzata semplicità dei mezzi ci ha fornito la chiave giusta. Parliamone... sabato è diventato il programma delle persone normali, comuni; di chi vuole raccontare la sua vita qualunque. Che poi è anche la mia".
Lei pensa a sé stessa come a una persona qualunque?
"So che cosa vuol dire non avere i soldi per pagare l'affitto. Vengo da Brugherio, famiglia molto umile, papà falegname, un paio di scarpe nuove ogni due anni. Non me lo sono mai dimenticato. Quando portavo i miei figli a trovare la nonna, pur potendoci permettere un albergo, dormivamo in tre sul suo divano letto, perché volevo che capissero il significato di una vita modesta. E che nulla di ciò che avevano era dovuto".
Lei non si ritiene un'intervistatrice, né una giornalista. Con che spirito, allora, fa le sue interviste?
"Con la curiosità. E con l'amore per la gente. Trovo meraviglioso condividere la storia di quell'uomo che dopo 40 anni è rimasto senza una donna accanto e vuole ri-innamorarsi. O di quella tassista che scopre che la cliente che ha caricato è l'amante del marito. L'intervistato diventa tuo amico, tuo confidente".
E quando l'intervistata è lei?
"Un disastro. Non ho mai imparato cosa si deve dire e cosa è meglio tacere. Non ho filtri".
Dica la verità: quanto le è convenuto essere la moglie di Lucio Presta, forse il più potente agente dello spettacolo italiano, che nella sua scuderia schiera Bonolis, Cuccarini, Clerici, Morandi, Ventura, Belén?
"Quanto mi ha limitato, semmai. Intanto precisiamo che l'ho conosciuto vent'anni fa, quando non era ancora nessuno. E poi basta scorrere la lista dei suoi successi, per accorgersi che non mi ha infilato mai in nessuna delle sue grandi cose. È un professionista talmente serio che, pur di non farsi dire che mi raccomanda, non mi propone nemmeno i programmi che sarebbero perfetti per me. Così passo pure per una scema, che nemmeno sa farsi raccomandare".
Ma come agente com'è?
"Il migliore. Pensa le cose un quarto d'ora prima degli altri; quel che dice in campo professionale è per me la Bibbia. Ma i casi sono due: o cambio agente, o cambio marito. E siccome nel loro campo sono entrambi il numero uno, me li tengo tutti e due".
Vuol farci credere che voi due non avete mai studiato assieme una strategia, per la sua carriera?
"Strategia? E che roba è?".
Beh, almeno dei pareri tecnici ogni tanto gliene darà; qualche buon consiglio...
"Per quelli devo prenderlo alla sprovvista, la sera, quand'è stanco. E allora si sbottona: non ha più la forza per criticarmi. Altrimenti guai a chiedergli, che so, che errori faccio?. Perché con gli altri lui segue la regola aurea mai riprendere un artista mentre è in onda. Mentre con me, regola aurea addio. Una volta entrò durante una pausa pubblicitaria, urlando come un ossesso che non ne avevo imbroccata una".
Non le fa mai nemmeno un complimento?
"Pochini. E sempre con riserva. È dagli altri che vengo a sapere: Lo sai cosa mi ha detto Lucio di te? Che sei proprio brava".
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