Ci ha messo entrambe, Francesco De Gregori: «Anema e Core». Perché a dire il vero più che un'astuzia commerciale, quest'opera che omaggia un grande classico della canzone napoletana (a firma D'Esposito-Manlio) è il risultato di un regalo a se stesso, e a chi gli è caro. È un'opera d'arte, quella immaginata al fianco della moglie Chicca e dell'artista Mimmo Paladino, pittore e scultore di livello assoluto, tra i principali esponenti della mitica Transavanguardia: un disco in vinile, registrato a Bath negli studi personali di Peter Gabriel, contenente una versione acustica e una orchestrale di Anema e Core, custodito da una xilografia realizzata dall'artista campano. Pubblicata in sole 99 copie autografate, l'opera è disponibile sui siti Ibs.it e Feltrinelli.it da venerdì, e promette di essere qualcosa di imperdibile per i pochi appassionati che riusciranno ad accaparrarsela. Certo, poi ci sarà un'edizione commerciale in cd tra un mese con 500 copie numerate ma non è la stessa cosa. «Se penso alla musica incisa nel solco del vinile e alla xilografia che è solco e dunque scultura ha spiegato ieri mattina De Gregori in occasione della presentazione alla Triennale di Milano posso veramente dire che l'idea alla base di quest'opera è quella di far combaciare due forme d'arte in una». Un gesto artistico cui giungono due creatori dopo una lunga storia di frequentazione. De Gregori è collezionista e appassionato e si giustifica così: «Amo l'arte, non tutta. Ma posso dire di essere vittima del Bello. Se rinascessi potrei essere un pittore». L'idea di quest'opera nacque davanti al mare. «Io e mia moglie eravamo a una cena in un ristorante a Napoli spiega il cantautore romano Cantammo un po' per gioco, insieme, questa canzone e ci venne bene. Poi, la cantammo all'estero, in tournée in America e in Germania: il pubblico si commuoveva. Così, pensammo di inciderla. Io e Paladino siamo amici di lunga data, la prima idea fu realizzare una copertina, ma l'ennesima immagine stampata e venduta non ci convinceva. L'industria musicale ama la prevedibilità perché si illude di gestire il successo. Io e Mimmo, invece, abbiamo gettato il cuore oltre l'ostacolo».
Ne nasce un pezzo tra design, grafica, pittura, libro, musica. E dire che Francesco De Gregori aveva giurato che mai avrebbe cantato in napoletano. «Vero ammette lui Sono sempre stato convinto che solo i napoletani possono farlo.
Ci ho ripensato, ho studiato, ho fatto del mio meglio. Non sono riuscito appieno, lo so, ma i napoletani sono cortesi e comprensivi, e me l'hanno fatta passare. D'altronde ascoltano pure i peruviani cantare in napoletano, a Napoli».
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