Lars von Trier Ma voi distribuireste il suo film?

Luigi Mascheroni

Il nuovo film di Lars von Trier, La casa di Jack, nell'originale The House that Jack Built, ha già portato a casa un record, almeno da noi. Andrà nelle sale domani in due versioni: quella italiana con tagli nelle scene più cruente e violente (che spinsero una parte del pubblico, all'ultimo festival di Cannes, ad abbandonare la proiezione prima della fine), mentre quella in lingua originale, sottotitolata, rispetterà l'integrità dell'opera del regista. Ma entrambe le versioni, anche quella già «alleggerita», sono vietate ai minori di 18 anni. Aperta parentesi. Fra le sequenze disturbanti (noi abbiamo visto la versione uncut) si segnalano: l'incipit con il viso di Uma Thurman spappolato a colpi di cric dell'auto, in inglese car jack..., una paperella seviziata, una caccia ai bambini, una mastectomia che definire chirurgica sarebbe poco professionale... Chiusa parentesi.

Ma la notizia in realtà è un'altra. Ed è la dichiarazione di Sandro Parenzo, presidente di Videa Spa, la casa di distribuzione del film in Italia. Eccola. «Ho distribuito negli anni Ottanta il primo film di Lars Von Trier, Elementi del crimine (in realtà il titolo orginale Forbrydelsens element fu tradotto L'elemento del crimine, ndr). Un capolavoro, un acerbo prodotto di un gigante del cinema». E fino a qua, nulla di particolare. Poi viene il bello: «Da alcuni anni detesto Lars Von Trier come persona, per le sue scellerate dichiarazioni, per il suo antisemitismo, così come ho detestato a suo tempo Céline che ha però lasciato uno dei grandi capolavori della letteratura del '900». Gran finale. «Con questo spirito distribuisco oggi il suo ultimo film, per raccontare ancora una volta quanta distanza una società civile sappia porre tra uno scellerato autore e la sua opera. Perché in La casa di Jack c'è più cinema, più delirante passione che nel 90% dei film che normalmente escono. Nonostante il detestabile Lars, divorato dai suoi demoni, che mai incontrerò».

Una dichiarazione che ha sconcertato molti (come fai a prendere le distanze dal «tuo» regista?). E che forse non è del tutto esente - diciamo così - da interessi commerciali: più si parla del film, meglio si vende. Ma più che comprensibile. Sebbene un romanzo o un film contengano sempre anche lo scrittore o il regista, è lecito che un produttore o un distributore o un editore distinguano la posizione ideologica dell'artista dal valore estetico dell'opera.

Altrimenti, giusto per ri-citare Louis-Ferdinand Céline, nessuno avrebbe mai pubblicato Viaggio al termine della notte. Certo. La casa di Jack non sarà l'equivalente cinematografico del Voyage, ma è un film che va visto. Anche nel caso il regista - e poi ne discutiamo - manifestasse idee «scellerate».

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