Luca Crovi
In occasione del Premio Emilio Salgari 2016 per la letteratura avventurosa e in concomitanza con l'apertura del sito www.premiosalgari.it vengono pubblicati alcuni testi singolari che intervengono sulla questione se Salgari fosse mai stato garibaldino. Un dibattito acceso da alcuni studiosi i quali sostenevano che a causa «delle bandiere al vento e delle camicie rosse di tigrotti e garibaldini» si potesse trovare un legame fra Sandokan e Garibaldi. Legame tuttavia difficile da dimostrare, visto che lo scrittore veronese per tutta la vita apparve «liberale illuminato e monarchico, anti-francese e ammiratore del modello britannico».
I nuovi documenti sono stati portati alla luce dagli studiosi Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi (già autori della biografia Emilio Salgari, la macchina dei sogni, Rizzoli): «la sera di domenica 30 agosto 1891 il cronista Salgari si trovava nel giardino della Società Filodrammatica Alfieri dove recitava la sua futura moglie Ida. La fanfara di un'altra società, la Speranza, suonava vari brani musicali tra cui anche l'Inno di Garibaldi... Un solerte delegato di Pubblica Sicurezza, al tempo in cui imperava la Triplice Alleanza tra gli imperi di Germania e Austria e il Regno d'Italia, ritenne quel pezzo assai sconveniente e convocò il presidente della Società Speranza nell'ufficio della Sezione di Pubblica Sicurezza di Veronetta per un richiamo ufficioso...». Salgari trovò sconcertante il comportamento del funzionario e ne parlò qualche giorno dopo sull'Arena, firmando un pungente corsivo intitolato: «L'Inno di Garibaldi proibito a Verona». L'articolo venne attaccato qualche giorno dopo da un intervento pubblicato sulle pagine dell'Adige i cui si sosteneva che il fatto non era accaduto.
Ma Salgari controrispose con una lettera di suo pugno edita sempre dall'Arena che confermava che le sue non erano né illazioni né menzogne.E così accadde che per una seconda volta in maniera garibaldina difese a spada tratta «L'Inno di Garibaldi» che era stato censurato.
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