Il nuovo Gualazzi in bilico tra jazz e Fellini

L’artista (che vive a Londra) sarà in gara a Sanremo

Il nuovo Gualazzi in bilico tra jazz e Fellini

Poi si inarca sul pianoforte verticale e attacca un ragtime praticamente a corpo sciolto: ecco Welcome to my hell pressoché improvvisata. «Beh, io suono sempre così». In fondo Raphael Gualazzi (che ora vive a Londra) è una parentesi nella musica italiana: sta ai piani altri della classifica ma è altro, un miscuglio inedito di jazz, soul, blues e persino gospel. E il suo nuovo album Happy mistake, come dice lui, è una «espansione» del disco precedente che si intitolava Reality and fantasy e l'ha portato ovunque, al primo posto al Festival di Sanremo, al secondo all'Eurofestival e sotto i riflettori in mezzo mondo. «È un'eccellenza italiana», conferma Caterina Caselli poco dopo che Gualazzi, svagato come sempre, ha presentato le nuove canzoni suonando e parlando di tutto, dalla mela di Newton («Anche il mio disco è una felice coincidenza come quella lì») fino a Federico Fellini e Nino Rota: «Mi sono seduto al piano e ho inventato l'Improvvisazione su temi di Amarcord: mi piace molto Fellini, racconta da maestro la spontaneità della condizione umana». A modo suo, anche Gualazzi sa raccontare. E in questo disco, nel quale duetta con le Puppini Sisters (Welcome to my hell, appunto) e con la francese Camille (L'amie d'un Italien) lo fa in tante lingue e in tanti stili diversi seguendo quella frase di Django Reinhardt: il jazz non è americano ma è di tutti, e ognuno ha il proprio jazz. Al prossimo Festival, dove è in gara tra i Big e sarà sul palco con il trombettista Fabrizio Bosso, Gualazzi suonerà lo spettacolare jazz'n'roll di Senza ritegno e poi la ballata Sai (ci basta un sogno) che ha registrato ad Amsterdam con la Metropole Orkest ed è stata arrangiata da Vince Mendoza (da Robbie Williams a Elvis Costello tra le sue collaborazioni).

E per la serata del venerdì ha riarrangiato «la più bella canzone festivaliera degli ultimi anni: Luce (Tramonti a nord est) di Elisa». Tanto la suonerà a modo suo, magari inarcato su di un piano verticale sul proscenio dell'Ariston.

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