«La lingua batte»: su Radio3 l'italiano è un piacere

La radio non è soltanto un flusso di musica, chiacchiere e notizie. Talvolta è approfondimento. Quando indossa i panni del ricercatore, la radio ha una clamorosa capacità pedagogica e mostra un potenziale istruttivo superiore a tutti gli altri media. È il caso di La lingua batte, in onda ogni domenica mattina alle 10.45 su Radio3. Lo conduce Giuseppe Antonelli con Manuel de Lucia (regia e redazione) e con la cura di Cristina Faloci. Si dirà: ma che noia le lezioni sulla nostra lingua. Invece no. Lo stile e la strategia di La lingua batte (lalinguabatte@rai.it) sono la negazione di questo luogo comune. Confermano, insomma, che l'italiano non è per nulla una sterile palestra per professori ma un vulcano innovativo. Per capirci, lo slogan del programma è: «Il congiuntivo è morto, il punto e virgola è morto e anche l'italiano - vorrebbero farci credere - non si sente troppo bene». Ascoltando ogni domenica mattina La lingua batte si capisce quanta vitalità abbia ancora la nostra lingua e quanto le decisive influenze greche e latine siano tuttora capaci di contaminare anche gli altri linguaggi. «Continuiamo a ripeterci che la nostra lingua si sta corrompendo, contaminata dall'inglese e minacciata da internet e dai messaggini.

Ma siamo sicuri che sia davvero così?» si chiedono a La lingua batte. La risposta è implicita. E fa di questo programma uno dei più piacevoli da seguire non solo per chi crede nella forza dell'italiano. Ma soprattutto per chi la sottovaluta.

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