L'Italietta narrata da un bastian contrario

Brevi, sarcastici, impietosi: ecco i testi di uno scrittore difficile ma necessario

Luigi Mascheroni

Sebastiano Vassalli era uomo difficile, per molti versi. Ma grande scrittore. È morto quasi due anni fa, a Casale Monferrato: 26 luglio 2015. Ricordarlo è una buona cosa. Lo fa la casa editrice Interlinea, che al Salone del libro di Torino gli dedicherà un evento, sabato 20 maggio, presentando un volume (I racconti del Mattino, a cura di Salvatore Violante) che raccoglie un pugno di racconti che scrisse negli anni '80 per Il Mattino di Napoli, poi dimenticati. Brevi, irridenti, ora caustici ora sarcastici, bellissimi.

Vassalli mette in scena storie cariche di ironia in cui si sente il profumo del Sessantotto (con la maturità per tutti, il 18 politico e il dibattito sul nozionismo di quella mala stagione), la violenza che accompagna la passione cieca dei tifosi di calcio, i vizi della politica italiana... Apparentemente testi d'occasione (e scritti per sbarcare il lunario: Vassalli non navigava nell'oro, dice chi lo conosceva bene) compongono un primo mosaico di quel carattere degli italiani che lo scrittore ha rappresentato nei suoi romanzi, in cui «l'Italia non è soltanto un Paese vecchio e sostanzialmente immobile: è anche due Paesi in uno. C'è il Paese Legale, sotto gli occhi di tutti, e c'è il Paese Sommerso, che si finge di non vedere».

Ecco.

«Le sue storie raccontano da bastiancontrario un'Italia che è il mondo cui era legato, rappresentato dai due gesti che ha voluto al suo funerale - ricorda Roberto Cicala, editore di Interlinea e curatore dell'eredità letteraria di Vassalli -: l'esecuzione dell'Internazionale, senza risvolti politici ma per il significato utopico di inno alla giustizia, e il Padre nostro, anche qui senza motivi religiosi». Come ha scritto nella sua autobiografia: «Senza quei due sogni l'uomo è un nulla che ha sognato. Io sono un nulla che ha sognato molto: un nulla pieno di storie».

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