L’incontro per una chiacchierata con il direttore Giuseppe Grazioli avviene a Palazzo Clerici, a Milano. Il motivo è Nino Rota: sì, proprio lui, l’autore di indimenticabili brani per cinema, il compositore che per una vita fu artisticamente legato al regista Federico Fellini. Sabato dalle ore 21 (13 aprile), all’Auditorium del capoluogo lombardo, Grazioli sarà alla testa dell’Orchestra Verdi per eseguire alcune musiche del maestro scomparso nel 1979, che nella sua attività scrisse molto anche per le sale da concerto; una produzione per anni rimasta “in soffitta”, come dimenticata, sicuramente non capita e pesata per il suo effettivo valore. Il programma della serata sono i brani della prima uscita – Nino Rota: Orchestral Works” - di una serie di sei album targati Decca dedicati all’opera omnia. Non solo musica però, come le note de Il Padrino, Il cappello di paglia di Firenze e l’Allegro Concertante. Durante il “live” ci sarà la proiezione di brani rari e inediti sul compositore, recuperati per la produzione di un documentario firmato dal giornalista Felice Cappa. Ma ora la parola a Grazioli…
Maestro, come si può inquadrare stilisticamente Rota e quali le sue caratteristiche musicali?
<Ho qualche difficoltà a inquadrare un compositore che, come mi disse una volta Fellini, viveva in una bolla. Pur essendo al corrente di tutto quello che si svolgeva nella vita musicale attorno a lui da Barber a Boulez, Rota per tutta la vita compose solo quello che gli andava di comporre, lontano dalle mode e dai consigli che altri suoi colleghi gli davano. Mentre la musica occidentale si disperdeva in mille rivoli alla ricerca di un modo di comporre asettico e spersonalizzato, Rota scriveva musica dove la sua impronta era immediatamente riconoscibile. E la cosa strana è che gli autori che allora andavano per la maggiore ora suonano così démodé, mentre la musica di Rota è straordinariamente attuale per la sua caratteristica di ispirarsi a qualcosa di molto umano>.
Può raccontare in breve i brani che dirige… ed eventuali difficoltà.
<Alcuni sono estratti da colonne sonore, altri sono composizioni di “musica pura” scritte per orchestra sinfonica. Direi che il brano più impegnativo per il direttore e per l’orchestra sono le Variazioni su un tema gioviale dove tutti gli strumenti sono impegnati al limite del virtuosismo e dove il direttore deve tenere in equilibrio le sonorità di un’orchestra gigantesca che deve però suonare leggera e brillante>.
Il Rota delle colonne sonore e quello della musica da concerto sono molto diversi?
<Nel caso di Rota le difficoltà esecutive che si incontrano nei due generi di musica sono...le stesse. Rota è un compositore onesto: quando scrive per il cinema, per la televisione, per pianoforte o per l’orchestra non cambia atteggiamento, l’impegno compositivo è il medesimo e di conseguenza lo è quello esecutivo>.
Quali le pagine più belle – magari tra quelle contenute le primo cd – per incontrare e capire questo compositore…
<Satyricon/Roma nella sua semplicità quasi scheletrica ci fa comprendere a quale grado di raffinatezza di orchestrazione potesse giungere Rota con pochissimi mezzi. Il secondo tempo dei due concerti per violoncello ci dimostrano come negli anni Settanta si potesse scrivere musica che non si vergognasse di commuovere. Certo bisognava accettare di essere presi in giro dalla critica imperante e non avere esecuzioni, ma questo non sembrava interessare particolarmente Nino Rota: in fondo con il cinema la cena era garantita tutti i giorni!>.
Lei è protagonista di questa operazione di recupero e valorizzazione: quando e perché si è avvicinato a questo musicista… Oppure è un passaggio del suo interesse per i “dimenticati”?
<E’ vero che da sempre provo una grande attrazione per i compositori che, celebrati da vivi, sono completamente scomparsi dalle nostre sale da concerto. O perlomeno, mi piace interrogarmi sulle ragioni di queste scomparse per poi farmi un’opinione personale sul reale valore di certi compositori. Se decido che Schumann è un grande compositore non accetto che me lo imponga la programmazione di un’orchestra o il numero di dischi a lui dedicati; voglio prima studiare i suoi contemporanei, documentarmi sul periodo storico e poi arrivare alle mie conclusioni. Nel caso di Rota è stato un Teatro che mi ha “obbligato” a studiare ed eseguire una sua opera La visita meravigliosa. Da quel momento la curiosità mi ha spinto a conoscere il resto della sua produzione, ed eccomi qua a difendere un musicista che ritengo degno di stare accanto a Stravinsky, Bartok, Britten e i più grandi del ‘900>.
Per quale motivo Rota è stato dimenticato o messo da parte? C’entra solo la musica o, come si diceva una volta, è “colpa della storia”… o c’è dell’altro.
<Le faccio un esempio: in questo momento nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio la grandezza di Mozart. Ebbene chi ci dice che fra 50 anni il pubblico non lo troverà noioso e poco interessante? Sono arrivato alla conclusione, un po’ cinica lo ammetto, che ci piace la musica di cui abbiamo bisogno. Lo so non dovrebbe essere così, dovremmo giudicare in base al “valore”, ma purtroppo abbiamo visto che i criteri secondo i quali giudichiamo i compositori variano ogni due o tre generazioni. Pensi a Bach, a Mahler, a Hummel, a Cherubini: da protagonisti a comprimari o viceversa. Penso che in questo momento abbiamo bisogno di un compositore come Rota dove l’abilità artigianale della scrittura si integra con le conquiste armoniche e ritmiche del XX secolo senza però tralasciare l’aspetto soggettivo del compositore e dell’interprete>.
Quali sono altri compositori italiani messi da parte che varrebbe la pena ripescare… Se si, pensa a qualche progetto?
<Penso sia giunto il momento di portare nelle nostre sale da concerto quegli autori italiani vissuti all’inizio del XX secolo che per motivi storici/politici abbiamo tenuto in disparte. Mi riferisco ad autori come Casella, Malipiero, RIeti, Zandonai, Ghedini, Mortari, Savinio etc. Poi ci sono tutti quegli autori italiani e stranieri che si sono guadagnati da vivere scrivendo per il cinema o il teatro, ma che contemporaneamente in maniera più o meno segreta scrivevano musica da camera, sinfonica o brani per pianoforte nella speranza di essere riconosciuti anche nelle sale da concerto: da Korngold a Rosza, da Carpi a Negri, da Hermann a Waxman. Infine ci sono quei musicisti che sono stati talmente celebri come interpreti che nessuno oggi vuole nemmeno prendere in considerazione il loro valore come compositori: una lunga lista da Lipatti a Markevitch, da Ferrara a Previn...>
Dopo Rota, cosa c’è tra i suoi progetti…
Repertorio e brani più sfiziosi: Un Turco in Italia, Tosca, Barbiere, un’opera di un autore sconosciuto in Italia ma che i Teatri francesi stanno riscoprendo, Fortunio
di Messager, concerti sinfonici e poi la continuazione di un progetto a cui tengo molto: il ciclo della domenica mattina alla Verdi dove dirigo e cerco di coinvolgere il pubblico nella riscoperta di autori dimenticati>.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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