Il matrimonio in tv fa flop: l'amore è una cosa seria

Un bizzarro format certifica la fine di un'istituzione: la coppia ormai non crede più all'amore per sempre

Il matrimonio in tv fa flop: l'amore è una cosa seria

«Matrimonio a prima vista», è un format televisivo importato in Italia solo quest'anno dopo un rodaggio internazionale che ha attraversato l'oceano e che lascia libero accesso alla morbosità del pubblico di scrutare le conseguenze, spesso catastrofiche e non preventivabili, di un matrimonio deciso da un collegio di arbitri, composto da psicologi e sociologi. Collegio impegnato a studiare gli accoppiamenti dei nubendi su presunte «basi scientifiche», con l'utopia di trovare la formula del matrimonio perfetto o, quantomeno, più durevole.

I reality sono nati proprio per illudere gli spettatori di vivere i sentimenti altrui, immedesimandosi in un mondo artificiale, dove anche le lacrime sembrano versate in assenza di stati emozionali compatibili. Il trionfo di ciò che Orwell esorcizzava con le sue opere leggendarie, ossia il controllo del pensiero. In questo nuovo prodotto mediatico si vorrebbe sperimentare la cura delle crisi coniugali facendo scegliere agli esperti le coppie di coniugi, sulla base di affinità presunte, precedentemente identificate con colloqui pseudoclinici e ogni più evoluto ragionamento prognostico.

Capita così che il volontario-cavia si ritrovi legalmente sposato con un perfetto sconosciuto, saltando a pie' pari l'intera fase della conoscenza e del fidanzamento, sostituita da un'operazione di laboratorio creativo con finalità mediatiche, effettuata da terzi.

A prima vista si potrebbe essere indotti a evocare l'antica figura del matrimonio «combinato», quando per secoli è stata la famiglia d'origine a proporre, anzi a imporre, il futuro coniuge, individuato sulla base di legami familiari o di casta, interessi economici o di altro tipo. Una realtà che ancora oggi è attuale in svariate società di stampo tradizionale, in Asia come in Africa e che in Italia stessa era molto diffusa ancora qualche decennio fa.

Di fatto, però, si tratta di fenomeni diversi perché, nel caso dello show televisivo, nulla è imposto, vi è una scelta libera e del tutto volontaria, basata su sentimenti quali la sfida, la curiosità, il coraggio, l'edonismo, la velleità di apparire e, non ultimo, il cachet. È chiaro che questo esperimento che gioca con un'istituzione tanto antica e sacra come il matrimonio - costituendo vincoli legalmente validi con ogni conseguenza di legge - sollevi un vespaio di polemiche e pareri da ogni prospettiva e categoria di professionisti che operano nel settore della famiglia. Polemiche ben fondate, solo se si pensi a come sia avvilente infilarsi nelle maglie di un'intimità matrimoniale che nulla ha a che vedere con la realtà fatta di emozioni, speranze, progetti, fatica, devozione, comprensione, in ogni declinazione.

Ma la domanda di fondo rimane inesorabilmente una: la scelta effettuata personalmente offre davvero migliori garanzie di successo rispetto a quella devoluta a terzi? L'amara verità è che la percentuale di divorzi dei concorrenti di questo reality è solo leggermente superiore a quella scaturente dai matrimoni tradizionali, il che mi conduce a concludere come il problema non sia da imputare alla modalità con cui si è formata la coppia, ma al cambio irreversibile di mentalità che l'uomo occidentale ha maturato rispetto al concetto di «amore per sempre».

Si sono perse quelle remore culturali e ambientali che, un tempo, facevano da collante esterno, anche solo formale, delle unioni. Si è persa però anche la pazienza e il sacrificio, la tolleranza e l'abnegazione che è parte integrante del matrimonio. Lo stesso format televisivo, che crea coppie artificiali, irride un'istituzione che ha lasciato per strada, e lo farà sempre di più, la sacralità e il significato, perdendo appeal fra le nuove generazioni al punto da registrarsi un vero e proprio crollo dei matrimoni in favore delle coppie di fatto, concepite ab origine come estemporanee.

L'unico - si fa per dire - inconveniente che gli autori della trasmissione dovrebbero spiegare con dovizia di particolari ai concorrenti è che le nozze contratte in diretta tv costituiscono veri e propri vincoli giuridici, regolati in Italia da norme del codice civile con, alla base, una solidarietà coniugale che dura tutta la vita, sul piano del mantenimento, assistenza, quota del Tfr, reversibilità della pensione.

Auguri quindi, perché non ce la si potrà poi prendere con

l'emittente o la casa di produzione le quali opporranno sonore liberatorie e il concorrente avrà l'unica possibilità di prendersela con se stesso e con il suo desiderio di mettersi al servizio della società dell'apparenza.

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