"La mia seconda carriera da cantante imprevedibile"

Il leader degli Spandau Ballet Tony Hadley pubblica un disco solista. "Sono brani di Natale ma si possono ascoltare tutto l'anno"

"La mia seconda carriera da cantante imprevedibile"

Tony Hadley è una popstar di seconda generazione. Famosissimo con gli Spandau Ballet, che con i Duran Duran hanno marchiato gli anni Ottanta. E popolare anche oggi a 55 anni perché ha una voce riconoscibile e perché, sia chiaro, quando sono bravi gli idoli degli adolescenti riescono a crescere con il proprio pubblico. «E io faccio ancora esercizi vocali per tenermi in forma» dice mentre si lancia in uno spericolato «Vincerò». Dunque il Tony Hadley reloaded adesso pubblica The Christmas album, un album di Natale che vale anche dopo perché ha una selezione di canzoni che possono essere ascoltate anche in estate perché contiene brani imprevedibili per operazioni del genere, come Run Rudolph run di Chuck Berry, I believe in father Christmas di Greg Lake e addirittura Fairy Tale of New York dei Pogues, che lui duetta con Nina Zilli: «Bravissima, ha fatto un lavoro straordinario». In più ci sono due inediti, uno composto interamente da lui (Snowing all over the world) e l'altro Every seconds I'm away scritto con Claudio Guidetti (che con Fausto Donato è il vero motore del disco) e Annalisa Scarrone. In poche parole, una scommessa vinta.

Scusi, mister Hadley, ma come mai un album di canzoni natalizie?

«Volevo fare qualcosa di sorprendente. Ne ho parlato con Claudio Guidetti e Fausto Donato della Universal e loro mi hanno proposto questo progetto. Ci ho pensato e poi...».

E poi?

«Ho detto oh yeaaah! Però a condizione che non fosse una cosa stile Sinatra o Bublè. Nulla contro di loro, anzi, ho persino cantato al concerto celebrativo per i cento anni di The Voice. Ma ho voluto cercare brani inconsueti. E ho provato a cantare non come un crooner ma in modo più potente».

Trent'anni fa sarebbe stato imprevedibile per una popstar come lei.

«In realtà tutto dipende dal fatto che io non riesco a smettere di cantare. Fa parte di me. Mi piace salire sul palco, esibirmi di fronte al pubblico. Se penso che la mia prima volta dal vivo è stata terrorizzante, ero paralizzato dalla paura... Però, per dirla tutta, anche oggi lo sono sempre un po'».

Forse questo è il segreto per continuare: l'adrenalina.

«E se vedo che ce l'hanno ancora mostri sacri come Tony Bennett o Tom Jones, gente che ha alle spalle carriere favolose, allora magari ho ancora qualche decennio di musica di fronte a me».

A proposito, quale ascolta?

«Ascolto ogni tipo di musica ma, se devo essere sincero, non sopporto il rap. Anzi, il rap più violento, quello che chiamano gangsta rap, per me è ripugnante. Non è musica, non c'è nulla di lirico in quelle canzoni».

Negli anni Ottanta gli Spandau Ballet avevano molta melodia e molta positività nele proprie canzoni.

«Quello è stato un periodo pazzesco, ci siamo divertiti, eravamo giovanissimi e scatenati. Ma è stato divertente anche l'ultimo giro di concerti che è iniziato nell'autunno del 2014. Eravamo ritornati in tour dopo cinque anni e la magia era sempre la stessa».

E il prossimo?

«Magari sarà tra altri cinque anni...».

Perché?

«Perché ho 55 anni, posso ancora fare cinque o sei concerti di seguito e non mi sono mai fermato. Oltretutto mia moglie capisce che questa è una componente essenziale del mio lavoro. Però la vita ha le proprie fasi».

Bisogna accettare compromessi?

«No, Tony Hadley non fa compromessi. Però amo l'indipendenza».

E questo le provoca qualche rimpianto o rimorso?

«No per niente.

Non ho alcun rimpianto. Ma non sono mai soddisfatto di quello che ho, anche se ho imparato una lezione fondamentale in questo lavoro: mai fidarsi delle persone. Quelle cui affidare i tuoi pensieri e i tuoi progetti sono davvero pochissime».

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